Alta tensione al confine tra Polonia e Bielorussia, dove la polizia di Minsk sta riversando migliaia di migranti verso il territorio polacco, allo scopo di fare pressione e mettere in difficoltà l’Unione Europea. E, a quanto sembra fin qui, ci sta riuscendo benissimo.
Un precedente che gioca a favore di Lukashenko è quello dei migranti lungo il confine greco-turco, che ha spinto l’Europa a concedere miliardi di euro a Erdogan proprio per gestire i flussi di migranti e per evitare che questi entrassero in territorio europeo.
Era il 23 maggio 2021 quando Alexandar Lukashenko, Presidente bielorusso, faceva dirottare un volo Ryanair, tra cui figuravano come passeggeri il giornalista Raman Pratasevich e Sofia Sapega, oppositori del Governo, prontamente arrestati appena il volo è atterrato a Minsk.
La risposta dell’Europa non si è fatta attendere e il 24 giugno il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso di imporre sanzioni e misure restrittive nei confronti del regime bielorusso e di Lukashenko, considerato l’ultimo dittatore presente in suolo europeo.
La strategia di Minsk è quella di usare i migranti come uno strumento politico, accogliendo migliaia di persone, prevalentemente provenienti dal Medio Oriente, per poi spingerli verso le frontiere europee di Polonia, Lettonia e Estonia.
Negli ultimi giorni la situazione ha avuto un escalation prima mai raggiunta, con migliaia di migranti, tra cui anche molte donne e bambini, spinti dalle guardie di frontiera bielorusse verso la Polonia, e con il premier polacco, Mateusz Morawiecki, che per “difendere” i propri confini ha schierato dodicimila uomini dell’esercito.
L’Unione Europea sta provando a muoversi per cercare di giungere ad una soluzione per fermare quest’ulteriore crisi umanitaria, e attraverso la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha definito “inaccettabile” l’utilizzo strumentale che Minsk sta facendo dei migranti.
Si sta pensando di estendere ulteriormente le sanzioni verso la Bielorussia, anche se la proposta sembra non trovare il consenso unanime di tutti gli Stati dell’Unione e degli esperti. Infatti, ulteriori sanzioni non farebbero altro che spingere, ancora di più, il regime di Lukashenko verso la Russia di Putin, e, inoltre, l’attuale crisi migratoria è stata causata proprio dalle sanzioni europee verso la Bielorussia.
Anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, è intervenuto a proposito della crisi in corso lungo il confine polacco, esprimendo solidarietà e preoccupazione per Varsavia, paese che fa parte del Patto Atlantico ormai dal 1999.
La Bielorussia, infatti, è sempre più vicina politicamente alla Russia e il premier polacco Morawiecki si è detto certo che dietro alla mossa di Minsk di usare i migranti per i propri scopi ci sia in realtà Mosca. Anche il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna, Peter Stano, non ha escluso il ruolo della Russia in questa vicenda.
Dall’altra parte c’è la Polonia che non può essere percepita semplicemente come vittima di questa crisi politica e umanitaria. Varsavia ha infatti vietato l’ingresso di giornalisti e Ong nelle proprie zone di confine e sta cercando di sfruttare la situazione per rafforzare la propria posizione agli occhi dell’opinione pubblica interna, dimostrando di essere in grado di difendere i propri confini senza gli aiuti comunitari. Critiche però stanno giungendo verso il Governo polacco perché starebbe violando il diritto internazionale con alcuni respingimenti irregolari.
In tutto ciò, non ci si deve dimenticare che si sta giocando una partita sostanzialmente politica sulla pelle di migliaia di persone. Le temperature che si fanno sempre più basse, la mancata assistenza, e le continue violenze da parte delle forze armate, sia da parte bielorussa che da parte polacca, non fanno altro che aggravare una situazione già di per sé tragica. L’UNHCR ha chiesto un’azione immediata per salvare le vite di chi attraversa il confine orientale e ha denunciato gravi violazioni dei diritti umani.