Se è vero che, come affermano molti avvocati, non esistono contenziosi giudiziari vinti o persi in partenza, fra qualche anno probabilmente il giudice, il legale o il cittadino stesso potranno conoscere – prima di iniziare una causa – quale potrebbe essere l’epilogo della vicenda.
A fare da maestra, nei mesi scorsi, ci ha pensato la Corte di Appello di Venezia che, insieme all’Università Ca’ Foscari e alla società di consulenza Deloitte, hanno realizzato un nuovo software, basato interamente sull’intelligenza artificiale, capace di individuare sin dall’inizio tutte quelle cause che hanno scarsa probabilità di successo, ma la cui trattazione, però, grava sui tribunali e influisce sulla lentezza dei processi.
Per realizzare ciò l’Intelligenza artificiale, alla base del software, è stata “addestrata” con migliaia di sentenze emesse dai tribunali veneti, così da individuare, nel giro di pochi secondi, le massime favorevoli e contrarie al caso concreto prospettato.
Lo scopo del progetto è quello di ridurre la domanda di giustizia fornendo ad utenti e ad avvocati due dati fondamentali per la certezza del diritto e delle relazioni sociali: e cioè la durata prevedibile dei relativi procedimenti e gli orientamenti esistenti negli uffici del distretto di Venezia in determinate materie, così da disincentivare le cause che hanno scarsa possibilità di successo, con i costi correlati. L’iniziativa, inizialmente limitata al settore lavoro, al contenzioso bancario ed in materia di impresa, prevede la graduale estensione alle altre materie trattate quotidianamente.
L’avvicinarsi della realizzazione di una “giustizia predittiva” non ha creato solo stupore, ma anche qualche dubbio in diversi operatori del settore, a partire dal presidente della Corte di Cassazione, Pietro Curzio: “Questi strumenti costituiranno sicuramente degli aiuti importanti. Tuttavia, non credo che la componente umana potrà mai essere sostituita. Questo perché la giustizia ha un elemento di umanità difficilmente azzerabile e perché tutti gli strumenti hanno bisogno di un input che proviene dall’uomo”. “Lasciare questo strumento nelle mani dei cittadini lo trovo rischioso” ha detto il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Venezia, Giuseppe Sacco. “Già oggi c’è chi cerca le cure ai propri mali su internet, temendo che un mal di schiena possa essere causato da un tumore, quando magari è dovuto da uno stiramento subito giocando a tennis”.