Presentato al Politecnico di Milano il progetto “Integridy”. Ma restano vuoti normativi e ostacoli alla concorrenza
L’Italia, almeno per una volta, non ha nulla da invidiare alle grandi democrazie europee in termini di innovazioni tecnologiche. Sembra strano a dirsi, ma è quanto emerso dalla conferenza internazionale “Integrated Smart GRID Cross-Functional Solutions for OptimizedSynergetic Energy Distribution, Utilization& Storage Technologies” che si è tenuta giovedì al Politecnico di Milano. Al centro della questione le Smart Grid che vedono il nostro Paese tra i primi posti in termini di sviluppo di soluzioni innovative.
Durante la Conferenza, organizzata dalla Start Up italiana Energy@work e dalla multinazionale Engineering, è stato presentato “INTEGRIDY” un progetto europeo da 16 milioni di euro, nato nell’ambito di Horizon 2020, che ha l’obiettivo di sviluppare piattaforme innovative che consentano di ammodernare e rendere più efficiente la rete. In sostanza si tratta di sviluppare una piattaforma comune che consentirà di connettere l’attuale rete energetica con i diversi operatori presenti sul mercato, offrendo migliori capacità di controllo dei profili di consumo e di produzione.
Se fino agli anni ’90 le reti elettriche nel nostro Paese erano sostanzialmente unidirezionali (cioè la corrente elettrica andava dal distributore al consumatore), il boom delle rinnovabili agli inizi del nuovo millennio (in parte dovuto anche ai forti incentivi voluti dai vari governi) e la configurazione di quello che tecnicamente viene definito il “prosumer” (cioè un soggetto sia produttore che consumatore) ha portato all’immissione di grandi quantitàdi nuova energia all’interno delle reti, con conseguenti ingorghi, instabilità e frequenti inversioni di flusso che dal consumatore ritornava al distributore. Da qui la necessità di rendere più “intelligenti” le reti e la corsa a sviluppare soluzioni innovative che potessero bilanciare la disponibilitàenergetica con la domanda effettiva.
Questa corsa all’ammodernamento della rete ha catapultato il nostro Paese tra i primi in Europa. Tutto bene, quindi? Non proprio. In realtà la rapidità di sviluppo delle innovazioni tecnologiche non ha coinciso con una rapidità di aggiornamento normativo e oggi ci ritroviamo con una rete che potrebbe dare prestazioni decisamente migliori, con risparmi significativi per imprese e consumatori, ma che non viene implementata a causa di vuoti normativi, divieti e mancanza di incentivi. Inoltre, favorendo le innovazioni sulla rete, il mercato dell’energia risulterebbe sensibilmente più fluido, con l’ingresso di nuovi operatori sul mercato e un aumento della concorrenza a vantaggio degli utenti. Tuttavia siamo in buona compagnia: anche in altri Stati europei persiste una sostanziale confusione a livello legislativo. In più la disomogeneità normativa nei vari Stati dovrà fare i conti con le recenti proposte europee, finalizzate a creare un mercato unico con regole comuni.
Abbiamo dunque due necessità per il prossimo futuro: la prima è quella di proseguire con lo sviluppo delle reti intelligenti, specialmente nel momento in cui si amplierà il mercato delle auto elettriche e proseguirà lo sviluppo dell’Internet of Things. La seconda è colmare i vuoti normativi che frenano gli ammodernamenti della rete, ottenendo vantaggi sensibili per l’intero Sistema-Paese.