Il Parlamento italiano ad oggi non è ancora riuscito ad introdurre nel nostro ordinamento il Servizio di Psicologia Scolastica, inteso come presenza stabile, specifica, di supporto alla scuola e ai suoi attori principali (alunni, genitori, insegnanti e personale scolastico). Se ne parla da anni, senza mai conseguire risultati di sistema.
Prima del 2020 esistevano virtuose buone pratiche ed interventi in essere già da diversi anni, che però erano lasciati all’autonomia delle singole istituzioni scolastiche ed alle loro risorse, solo a partire dal PROTOCOLLO D’INTESA siglato il 6 agosto 2020 dal Ministero dell’Istruzione con le OO.SS. del comparto scuola, al punto 6 si assume impegno a promuovere il Supporto psicologico “per fronteggiare situazioni di insicurezza, stress, ansia dovuta ad eccessiva responsabilità, timore di contagio, rientro al lavoro in “presenza”, difficoltà di concentrazione, situazione di isolamento vissuta”.
Il successivo PROTOCOLLO D’INTESA TRA Ministero dell’Istruzione e Consiglio Nazionale Ordine Psicologi del 16 ottobre 2020, (le cui finalità sono quelle di “fornire un supporto psicologico su tutto il territorio nazionale…per rispondere ai traumi e ai disagi derivati dall’emergenza COVID-19 ed avviare un sistema di assistenza e supporto psicologico a livello nazionale per prevenire l’insorgere di forme di disagio e/o malessere psico-fisico tra gli studenti”) e le risorse finanziarie derivanti dai Decreti succedutesi a favore della scuola, hanno poi aperto la possibilità di generalizzare il servizio a tutti gli Istituti del Paese ( settembre- dicembre 2020 risorse pari a € 1600 per Istituto – 40h.; periodo gennaio-giugno 2021 € 3200 – 80h.) per l’a. s. 2020/2021.
I colleghi dirigenti e le scuole hanno apprezzato questa opportunità e ne chiedono la sistematicità. Anche nell’ultimo PROTOCOLLO D’INTESA per garantire l’avvio dell’anno scolastico nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di Covid 19 fra MI e OO.SS. del 14 agosto scorso, al punto 9 si ribadisce che “l’attenzione alla salute ed il supporto psicologico e pedagogico-educativo per il personale scolastico e per gli studenti rappresenta una misura di prevenzione precauzionale indispensabile per una corretta gestione dell’anno scolastico”.
Anche indagini internazionali (N.E.P.E.S. 2010, cit. in Matteucci M.C., 2016) confermano che in numerosi Paesi Europei – tranne che in Italia – gli psicologi scolastici e di comunità hanno un ruolo significativo nel supportare il sistema educativo e contribuiscono anche al miglioramento della performance del sistema scolastico (dati PISA, OCSE), intervenendo efficacemente anche nella prevenzione della dispersione scolastica.
Molte associazioni internazionali, fra le quali l’international School Psychology Association (ISPA), promuovono ricerche e incoraggiano l’adozione dei principi della psicologia scolastica e di comunità nei contesti educativi, al fine di promuovere il benessere e la salute psicofisica dei bambini e dei giovani nei contesti educativi. Risulta assai interessante, a tal proposito, l’istituzione del nuovo corso di Laurea Magistrale in “Psicologia di comunità per i contesti formativi, per il benessere e per lo sport”, attivato per il nuovo anno accademico dall’Università di Salerno.
L’ANDIS si è sempre espressa a favore della istituzione dello psicologo scolastico in sede di audizione sui diversi p.d.l. o d.d.l. (ultimo DDL S2613 2017) presentati in materia.
Nell’ audizione informale su A.C 1066 Calabria e A.C. 480 Calabria del 2 ottobre 2018 sulle misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, l’ANDIS si è espressa a favore del servizio di psicologia scolastica affermando che una politica di prevenzione di abusi o maltrattamenti nelle scuole dell’infanzia dovrebbe partire dal miglioramento della qualità dell’azione educativo-didattica, diminuendo il numero degli alunni per sezione, adeguando gli organici dei docenti, alleggerendo il carico burocratico in capo alle istituzioni scolastiche, promuovendo un rapporto più stretto tra scuola e famiglie, ma anche sostenendo il difficile lavoro degli insegnanti con la presenza di professionisti qualificati (psicologi, pedagogisti…).
Lo psicologo scolastico a nostro parere, però non dovrebbe occuparsi solo delle situazioni di criticità (come quelle connesse alla riapertura delle scuole in tempo di COVID 19 o della diffusione dei fenomeni di bullismo / cyberbullismo, delle dipendenze da sostanze stupefacenti e alcoliche, dell’utilizzo problematico dei social media o del denaro…).
Lo psicologo scolastico dovrebbe coordinarsi con la quotidianità delle scuole al fine di promuovere il benessere, inteso come diritto imprescindibile, di tutti gli attori della Comunità di Apprendimento dai dirigenti al personale docente e amministrativo, dai genitori agli studenti.
La scuola, Comunità Educante e di Apprendimento, ha bisogno dell’interazione di tutti i suoi membri nella diversità dei ruoli e delle responsabilità per raggiungere il ben-essere relazionale e organizzativo ed essere al tempo stesso efficace e produttiva rispetto agli apprendimenti ed alla valutazione formativa.
Lo psicologo si qualificherebbe allora come figura di cura del contesto, aiuto all’acquisizione della consapevolezza proprio sul contesto, aumentando la riflessività di tutte le componenti della comunità scolastica.
I livelli di intervento potrebbero così essere destinati alla PERSONA, alla RELAZIONE, alla COMUNITA’.
La scuola è luogo della relazione educativa e della didattica. Persona, relazione, comunità dovranno continuamente interconnettersi tra loro in modo interdipendente per garantire un’osmosi continua tra le esigenze del singolo e la dimensione della costruzione collettiva.
Migliorare la qualità della vita dei partecipanti alla Comunità di Apprendimento (personale scolastico, studenti, genitori) e star bene a scuola, attraverso la promozione della relazione potranno rappresentare le finalità ultime in cui gli psicologi:
– siano al servizio della Comunità di Apprendimento;
– facciano parte della quotidianità della scuola e non intervengano solo nei casi straordinari o di emergenza, oltre il profilo specialistico e terapeutico;
– siano rivolti contemporaneamente all’INDIVIDUO e al GRUPPO;
gli studenti e le loro famiglie:
– crescano in un clima di benessere affettivo e di sviluppo degli apprendimenti;
– facciano esperienza che tutta la comunità ha cura della loro crescita/sviluppo;
– comprendano che “si sta bene” laddove vi è osmosi delle differenze e ci si
impegna personalmente per il Bene comune (classe, scuola, famiglia, territorio, Comune, nazione);
gli insegnanti e il personale ATA:
– abbiano la possibilità di CONFRONTARSI sulle dinamiche relazionali nella classe o tra colleghi;
– possano trovare uno spazio di SUPPORTO quotidiano tra pari;
– abbiano luoghi e spazi per costruire ed elaborare il MIGLIORAMENTO della
professionalità;
i dirigenti scolastici:
– siano supportati nel loro compito di problem solving e gestione dei conflitti
– possano avere interlocutori concreti nella crescita della Comunità di
Apprendimento. In tal senso si apprezzano l’art.2 – Modalità operative e l’art. 3 – Aree di intervento, che vanno in questa direzione. In merito all’organizzazione del servizio, riteniamo, come affermato nella proposta di legge CARELLI oggi presentata, che un buon progetto possa accedere ai cospicui stanziamenti europei per compiere un intervento di sistema stabile, da sperimentare con celerità, supportato da monitoraggio e valutazione.
Tale servizio andrà regolamentato sia rispetto ai rapporti con gli OO.CC. e con le strutture sociosanitarie territoriali, sia rispetto all’informazione e al consenso dell’utenza.
Andrebbe definito in maniera più dettagliata il profilo giuridico (art. 4) che la nuova figura assume e il rapporto funzionale che instaura con il dirigente scolastico e/o con l’Amministrazione scolastica. A tal riguardo l’ANDIS ritiene che, in ultima istanza, lo psicologo debba rispondere al dirigente scolastico al quale compete l’organizzazione dell’attività scolastica oltre alla responsabilità della gestione dei risultati.
* A cura di Paola Bortoletto Vicepresidente ANDIS nazionale