L’esito della sfida francese avrà effetti importanti. L’incognita astensionismo
di LabParlamento
Volata finale, domenica, per il ballottaggio delle presidenziali francesi tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Un ballottaggio dagli effetti sicuramente importanti per l’Europa (senza dimenticare la delicata trattativa sulla Brexit) ma anche per l’Italia se è vero, com’è vero, che sono in molti, in caso di un arresto eclatante del “populismo”, a preconizzare un’accelerazione da parte di Matteo Renzi sulle elezioni anticipate in autunno, con la sponda della sintonia con il nuovo inquilino dell’Eliseo (lo stesso Macron), la scadenza di inizio giugno per le elezioni inglesi e quella autunnale in Germania.
La situazione peraltro, secondo gli ultimi sondaggi, vede Macron ancora in netto vantaggio su Le Pen in una forchetta tra 15 e 20 punti. E ciò appare rafforzato dopo l’esito del duro scontro televisivo di mercoledì. Tuttavia, la tenacia della candidata del Front National, il forte richiamo al “Popolo” contro le posizioni del “sistema istituzionale” ed il seguito che comunque ha raccolto finora attorno alla sua persona, lasciano aperto un minimo di interrogativo sui risultati finali delle urne. Per non parlare delle incognite rappresentate da una parte dell’incanalarsi dei circa 7 milioni di voti andati al primo turno al candidato della sinistra radicale, Jean-Luc Melenchon e, dall’altra, dall’astensionismo e/o dalle schede bianche attesi in salita.
In realtà i due fenomeni potrebbero anche sommarsi, visto che per i due terzi, sempre secondo i sondaggi, i voti di Melenchon dovrebbero rifugiarsi proprio nella diserzione dalle urne. Ma lo stesso potrebbe accadere per una parte dei voti dei repubblicani di François Fillon mentre più certo dovrebbe essere l’appoggio a Macron, sia pur esiguo, dei socialisti di Benoît Hamon.
Qualunque sia l’esito del ballottaggio, in ogni caso, le elezioni francesi hanno già espresso la propria sentenza: sconfitta storica dei partiti tradizionali (gollisti e socialisti), crollo dei socialisti, resurrezione della sinistra radicale, forte ascesa del populismo/sovranismo anti-Europa, vittoria del trasversalimo riformatore europeista incarnato dal nuovo movimento di Macron, En Marche.