L’economia che si stava cominciando a risollevare dopo il biennio pandemico riceve un’altra ed inaspettata mazzata dalla guerra russo-ucraina. Certamente le cronache commerciali mostrano una sofferenza non indifferente nel settore agricolo e turistico, primariamente a causa delle sanzioni alla Russia, l’incremento vertiginoso del prezzo del petrolio e del gas e il blocco di materie prime, del grano e del mais dall’Ucraina.
Una buona notizia proviene dal Senato della Repubblica italiana. La Camera Alta ha approvato lo scorso 15 marzo in via definitiva, in terza lettura, il disegno di legge sulle Piccole Produzioni Locali (PPL) fortemente voluto dal suo presentatore, il sen. Gianpaolo Vallardi, Presidente della Commissione agricoltura.
L’articolato riprende esperienze lavorative e legislative ormai consolidate nei territori del Veneto (dal 2008) e del Friuli Venezia Giulia (dal 2011), che permettono agli agricoltori e agli allevatori la lavorazione e vendita, in ambito locale, di piccoli quantitativi di alimenti prodotti all’interno dell’azienda agricola: tutto ciò nel rispetto della sicurezza igienico-sanitaria e della salvaguardia delle tipicità e dei costumi locali, parimenti fornendo una integrazione al reddito degli operatori.
Le disposizioni contenute nella legge si applicano agli imprenditori agricoli titolari di un’azienda agricola o ittica, che lavorano e vendono prodotti provenienti dall’azienda stessa; gli imprenditori agricoli esercenti un’attività di agriturismo possono avvalersi di prodotti PPL anche di altre aziende agricole, purché ottenuti in conformità con le disposizioni della legge medesima.
Nel corso degli ultimi anni sono aumentate le piccole “lavorazioni” eno-agro-gastronomiche, tipiche e di qualità, che rendono peculiari alcuni ambiti territoriali e a cui sono spesso dedicate manifestazioni, eventi, esposizioni e “mercatini”. Le Piccole Produzioni Locali sono molto apprezzate dal consumatore e dal turista che hanno la possibilità, così, di gustare una pietanza genuina unitamente alla visita di una città d’arte o di una bellezza naturale e paesaggistica.
Le PPL, che sino alla approvazione di questa normativa erano illegali, interessano vari prodotti, dalle carni suine trasformate a quelle avicunicole fresche e trasformate, ai generi lattiero-caseari e al miele, per finire con il pane, le conserve e confetture vegetali, i succhi di frutta, le farine e l’olio d’oliva.
Questa legge è volta a valorizzare ulteriormente la tradizione contadina locale, tracciando un percorso semplice per la vendita diretta, persino nella propria abitazione, di piccoli quantitativi di gustosità e rarità culinarie.
Il trattamento e la trasformazione dei prodotti costituisce una sfida sicuramente nuova per l’imprenditore agricolo, che deve conciliare sistemi di produzione e di conservazione moderni con le ricette della tradizione e dal sapore antico.
I prodotti sono di nicchia e possiedono caratteri ben specifici che li contraddistinguono: l’origine locale delle materie prime, i limiti posti alle quantità che possono essere lavorate e quelli relativi all’ambito “spaziale” di commercio.
La legge “Vallardi” conta di portare un significativo contributo al raggiungimento di diverse finalità: l’integrazione del reddito da parte degli operatori agricoli/ittici; la scoperta di nuovi prodotti e luoghi da parte dei consumatori e/o turisti; la salvaguardia di culture nella accezione più ampia (gastronomia, salute, arte, turismo enogastronomico).
I locali destinati alle attività, aerati naturalmente e adeguatamente illuminati, possono essere ubicati anche nell’abitazione privata, comprensiva di vani accessori e pertinenze, oltre che nelle strutture agricolo-produttive dell’imprenditore agricolo o ittico, senza alcun obbligo di cambio di destinazione d’uso.
Le ASL territorialmente competenti svolgeranno i controlli per l’accertamento di eventuali infrazioni, mentre le amministrazioni locali competenti potranno avvalersi di organi di polizia amministrativa locale anche attraverso l’istituzione di appositi gruppi di intervento.
Concludiamo con un sincero auspicio. Speriamo di poter commentare sempre più spesso norme di questo genere, lasciando in un triste dimenticatoio risoluzioni che autorizzano cessione di armi a parti belligeranti.
Abbiamo bisogno di granai pieni e non di rimpinzare depositi di bombe e morte.