“Parliamo tanto di made in Italy ma fino ad oggi abbiamo demandato il 50% della produzione di grano all’estero. Un made in Italy, quindi, che è stato a metà. Con le piccole produzioni locali, oltre ad esserci una riscoperta di tutti quei valori antichi del gusto e della tradizione del mangiar bene, c’è anche una riscoperta dell’autosufficienza italiana nell’alimentazione”. Il senatore Giampaolo Vallardi (Lega), presidente della commissione agricoltura a palazzo Madama, è un fiume in piena. Orgoglioso per una legge che prova a dare una sterzata ad un settore, l’agroalimentare, che è fra i più colpiti dagli effetti della guerra in Ucraina. “L’Italia deve e può puntare all’autosufficienza alimentare“, ci dice.
Presidente Vallardi, il Senato ha approvato il ddl sulle Piccole Produzioni locali (PPL). Di cosa si tratta?
E’ senz’altro un passo verso l’indipendenza alimentare di questo Paese. E’ una riscoperta delle tradizioni e dell’ottima arte del cucinare bene e della grande capacità dei nostri avi, usciti dalle due guerre mondiali, di far crescere intere generazioni di figli e oggi c’è una riscoperta di quei valori proprio attraverso le piccole produzioni locali. Per troppo tempo abbiamo delegato ad altri la sovranità alimentare, oggi c’è un passo indietro per assestarsi e ricostruire il futuro. Abbiamo demandato ad altri Paesi la produzione del grano, oggi in Italia ne produciamo neanche il 50%, abbiamo demandato ad altri la produzione del latte, tre confezioni su quattro di latte sono stranieri, con le piccole produzioni locali puntiamo a riequilibrare tutte queste situazioni.
Con questa legge possiamo dire che si compie un passo in avanti verso la tutela e la valorizzazione del Made in Italy, in questi anni oggetti di attacchi spesso proprio dall’Europa?
Parliamo tanto di made in Italy ma fino ad oggi abbiamo demandato il 50% della produzione di grano all’estero. Un made in Italy, quindi, che è stato a metà. Con le piccole produzioni locali, oltre ad esserci una riscoperta di tutti quei valori antichi del gusto e della tradizione del mangiar bene, c’è anche una riscoperta dell’autosufficienza italiana nell’alimentazione che ci ha permesso che la dieta mediterranea ci ha portato ad essere tra i paesi più longevi. Le piccole produzioni locali sono anche una capacità imprenditoriale dei giovani che possono avvicinarsi e cimentarsi nell’intraprendere nuove attività senza dover impegnare cifre folli, grazie ad una sburocratizzazione del percorso autorizzativo, è un passepartout per entrare nel mondo del lavoro.
Prima la pandemia ora la guerra: per l’agroalimentare italiano non c’è pace. La conta dei danni è pesante. Che idea si è fatto di questo conflitto?
L’Europa non c’è stata molto amica perché ha fatto sì dal punto di vista autorizzativo che arrivassero sulle tavole degli italiani degli insetti, cosa che nel nostro paese non entrava lontanamente nei pensieri dei consumatori. Dal punto di vista legislativo non c’è stata amica con l’introduzione del nutriscore rispetto al quale rivendichiamo il fatto che le piccole produzioni locali rappresentano l’antitesi. In un momento difficile dove la pandemia non ci ha aiutato, ora arriva la guerra che c’ha fatto scoprire drammaticamente quanto non siamo autosufficienti. Solo oggi ci rendiamo conto che il 50% del grano ci arriva dall’estero e ci accorgiamo quanto ci costa tutto questo.
L’intera filiera agricola rischia di finire in ginocchio per il caro prezzi e l’assenza di materie prime. Quali iniziative chiederete di mettere in campo a Draghi?
L’impatto sulla nostra agricoltura è devastante e lo dimostra, per fare un esempio, la questione dei fertilizzanti chimici che in passato hanno drogato i nostri terreni ed oggi invece ne scopriamo la dipendenza poiché con la chiusura delle stalle non abbiamo più messo il fertilizzante organico e scopriamo che noi non siamo in grado di produrli, dopo che abbiamo dismesso gli impianti in provincia di Venezia, decidendo di esportli a prezzi folli dall’estero. Dobbiamo rivedere la politica agricola, dobbiamo ritornare alle nostre stalle e serve rivedere la nostra strategia politica, incentivi per tornare a mettere gasolio a prezzi accettabili e favorire un ritorno all’autosufficienza alimentare consentendo agli agricoltori di seminare. In questo momento hanno difficoltà a reperire gasolio e fertilizzanti quindi il Ministero deve metterci subito risorse.