Tra divisioni e voglia di elezioni anticipate, che il 2017 possa portare consiglio alla politica
Con la piena entrata in funzione del Governo guidato da Paolo Gentiloni, seguita dal varo dei primi provvedimenti del nuovo Esecutivo (essenzialmente in ambito bancario e di energie alternative), la politica italiana si ferma per la consueta pausa natalizia. Le attività di Camera e Senato, terminate il 21 dicembre, riprenderanno infatti a partire da lunedì 9 e martedì 10 gennaio 2017.
Allo stato attuale, sull’intero panorama partitico regna un’atmosfera di precarietà e debolezza che sembra aver toccato anche le forze uscite vincitrici dal referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. Difatti, appare privo di spinta propulsiva fin dalla sua nascita il Governo Gentiloni, sulla cui potenziale durata fino a fine Legislatura (inizio 2018) neppure il partito del premier ha voluto esporsi, ma più in generale tutti i principali schieramenti (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Centrodestra) vivono una fase di difficoltà dovuta probabilmente ai postumi di una campagna, quella referendaria, che ha a lungo diviso e tenuto in sospeso il Paese. Al di là delle dichiarazioni in favore di un rapido ritorno alle urne rilasciate da quasi tutti i leader, a oggi nessun partito è nelle condizioni ideali per affrontare la celebrazione a breve di elezioni Politiche, che in queste circostanze assumerebbero il valore di uno “scontro finale” da condurre senza esclusione di colpi.
Non lo è il PD, dove sono riemersi i radicali dissidi tra i sostenitori del segretario Matteo Renzi e gli appartenenti alla minoranza vicina al tandem Speranza-Bersani (in tal senso, ha suscitato polemiche la decisione di non anticipare il congresso previsto per l’autunno 2017), e di certo non lo sono neanche i suoi avversari, dal momento che tra Forza Italia e Lega Nord proseguono le divisioni in merito alla leadership e al programma della futura coalizione conservatrice e che, per quanto riguarda l’M5S, iniziano a essere dannosi per la credibilità dell’intero Movimento gli sviluppi (giudiziari e amministrativi) del “caso Roma”.
Con tutta probabilità, matureranno fuori dal Parlamento le decisioni che permetteranno di sciogliere i nodi con i quali si trova a fare i conti la politica. Mediante la sentenza dell’11 gennaio sull’ammissibilità dei referendum proposti dalla Cgil sul Jobs Act (se accolti, la consultazione dovrà tenersi tra aprile e giugno 2017, a meno che non coincida con il termine della Legislatura) e, soprattutto, tramite la pronuncia del 24 gennaio 2017 sulla legittimità dell’Italicum, la Corte Costituzionale ricoprirà un ruolo rilevante nella determinazione dell’agenda dei prossimi mesi. Come emerso nei giorni scorsi, le Camere aspetteranno la Consulta prima di affrontare il tema delle leggi elettorali di Camera e Senato, la cui armonizzazione è stata definita irrinunciabile dal Presidente della Repubblica, e sarà dal giorno dopo la sentenza che si misurerà la concretezza degli appelli in sostegno del recupero del Mattarellum (sul quale esisterebbe un’intesa tra Matteo Renzi e Matteo Salvini) o per una riforma in senso proporzionale dei meccanismi di voto, scenario in apparenza più gradito da Movimento 5 Stelle e Forza Italia
Sono dunque settimane decisive quelle che attendono il mondo politico con l’arrivo del nuovo anno, ed è auspicabile che si rivelino più utili e fruttuose, per i cittadini, di quanto non sia stata la seconda parte del 2016. Gli effetti della crisi e il disagio di ampie fasce della popolazione (in particolar modo giovanile) continuano a farsi sentire, con o senza elezioni alle porte.