Anche Bce conferma il problema. Allo studio riduzione dei contributi per under 30 o 35
di Valentina Magri
Si riaccende il dibattito sul cuneo fiscale in Italia. A farlo tornare di moda sono state le anticipazioni del bollettino economico della Bce, dove si propone uno spostamento delle tasse dal lavoro ai consumi e alle proprietà. È dello stesso avviso l’Fmi, che nella sua ultima missione a Roma ha sollecitato un taglio. Secondo l’Ocse, l’Italia è quinta nell’area, con un cuneo fiscale (la differenza tra costo del lavoro e salario in busta paga) pari al 47,9%.
Il Governo sta riflettendo sui suggerimenti di Bce e Fmi, influenzato probabilmente anche dagli ultimi dati sull’occupazione.
L’Osservatorio sul precariato dell’Inps ha certificato per i primi 5 mesi del 2017 una contrazione delle assunzioni a tempo indeterminato (-5,5%), un aumento di quelle a tempo determinato (+23%) e un calo dell’1,8% su base annua delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato.I dati diffusi il 31 luglio dall’Istat aggiornati al giugno 2017 attestano nuovamente che sono i giovani a essere quelli maggiormente colpiti dalla disoccupazione, pari al 35,4% nella fascia 15-24 anni e al 17,4% tra i 25-34enni.
Qualche ora dopo la diffusione dei dati Istat, il ministro delle Politiche Agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ha annunciato un taglio del costo del lavoro per gli under 35, confermato il primo agosto dal ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti: “Uno degli interventi che stiamo valutando è il sostegno all’occupazione giovanile attraverso una riduzione del costo del lavoro per chi assume giovani in forma stabile. Ed è tema in discussione in questo periodo perché sarà all’ordine del giorno della Legge di bilancio“. In precedenza era intervenuto anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.
Le misure di taglio del cuneo fiscale per i giovani favorirebbero sia le loro assunzioni, che la crescita dell’economia italiana. Inoltre, rimpiazzerebbero le agevolazioni per le assunzioni dei giovani, introdotte da Renzi nel 2014 e ormai esaurite e prive di effetti, complice anche l’incertezza sulle prospettive di crescita italiana, come ci ha spiegato in questa intervista il prof. Francesco Pastore.
Il Governo sta pensando di dimezzare il cuneo fiscale riconducibile ai contributi previdenziali (33% della busta paga), con un intervento dell’ordine di 1,5-2,5 miliardi l’anno per lo Stato, con un risparmio per l’impresa di 3.000-4.000 euro l’anno per tre anni per ogni nuovo dipendente. In alternativa, la riduzione dei contributi previdenziali prelevati dalla busta paga potrebbe essere un intervento permanente, con una riduzione del cuneo fiscale dell’ordine del 2-3%. In ogni caso, la riduzione varrebbe solo per gli under 30/35 assunti con un contratto a tempo indeterminato oppure che passino da un contratto a tempo determinato a uno a tempo indeterminato. Per capire se e come si attuerà il tanto invocato intervento , non ci resta che attendere la manovra economica relativa al 2018.