Il Governo interverrà sui conti come richiesto dalla Commissione Ue, ma solo ad aprile
Manovra correttiva sì, ma non subito. Questa è la sostanza della risposta fatta arrivare dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, nella serata di mercoledì 1° febbraio, al vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis e al responsabile comunitario degli Affari monetari Pierre Moscovici, autori della lettera con cui il 17 gennaio scorso chiedevano all’Italia una correzione dei conti pubblici pari allo 0,2% del Pil (per un totale di circa 3,4 miliardi di euro).
Il Governo, come confermato dallo stesso Padoan nel corso del question time tenutosi in Senato il 2 febbraio, pur mantenendo opinioni diverse da Bruxelles sull’applicazione di politiche di bilancio “poco flessibili” ha accettato di intervenire per evitare l’apertura di una procedura d’infrazione per debito eccessivo, che comporterebbe una riduzione della sovranità economica del Paese e avrebbe senz’altro ripercussioni negative sui mercati finanziari. Le misure allo studio dell’Esecutivo per soddisfare le richieste europee saranno composte per un quarto da tagli di spesa (in gran parte garantiti da interventi di spending review) e per i rimanenti tre quarti da aumenti nelle entrate, resi possibili in primis da un innalzamento delle accise e da una stretta sull’evasione fiscale. A quanto precisato dal titolare di via XX Settembre, non ci saranno interventi sull’Iva e sulle agevolazioni fiscali, e la manovra correttiva non inciderà sullo stanziamento di un miliardo in favore delle popolazioni colpite dai terremoti del centro Italia.
A gettare tuttavia incertezze su quelli che saranno i prossimi atti della relazione – negli ultimi mesi piuttosto tesa – tra Italia e Commissione europea intervengono le tempistiche con cui il Governo Gentiloni correggerà i conti. Nella sua risposta Padoan ha fatto espresso riferimento all’approvazione del Documento di economia e finanza, prevista per il mese di aprile. A quanto risulta dalle prime reazioni filtrate da Bruxelles, Jean Claude Juncker e i suoi Commissari non sarebbero disponibili a concedere due-tre mesi di tempo all’Esecutivo italiano e potrebbero di conseguenza decidere di mettere “sotto infrazione” da subito l’Italia. Un primo appuntamento di rilievo, in tal senso, sarà la presentazione a Bruxelles delle Previsioni economiche d’inverno 2017, previsto per il 13 febbraio.
Quel che è chiaro è che, in un momento di profonda instabilità del sistema politico italiano, la rottura definitiva dei rapporti con l’Europa sarebbe destinata a produrre effetti decisamente negativi per un periodo di tempo non breve.