Tra queste la rottamazione delle liti pendenti e sgravi contributivi a vantaggio di settori come ricerca e sviluppo
di Gabriele Sepio
La “manovrina” di primavera conterrà le armi scelte dal Governo per la caccia ai 3,4 miliardi di euro necessari per far quadrare i conti pubblici. A quanto risulta dalle prime indiscrezioni (il testo non è ancora disponibile), non si tratterà di un generalizzato incremento di tasse (che comunque non mancherà, in quanto sarà previsto un aumento delle accise sui tabacchi e delle tasse sui giochi), ma anche di misure eccezionali che hanno un sicuro appeal per le imprese e che potrebbero dare maggiore slancio anche alle PMI innovative e le start-up.
Per fare cassa, infatti, il Governo sta puntando ai 32 miliardi del contenzioso tributario. Tale è il valore delle liti pendenti al 2016, di cui si vuole accelerare il recupero, proponendo la rottamazione delle liti pendenti.
Detta misura è un’eco della recente rottamazione delle cartelle di pagamento e la differenza sostanziale sta nel fatto che in questo nuovo caso ci si riferisce alla rottamazione degli atti amministrativi avverso cui è stato presentato ricorso avanti al giudice tributario. L’idea è quella di far pagare al contribuente tutti gli importi contenuti nell’atto, al di fuori delle sanzioni collegate al tributo e degli interessi di mora, chiudendo il contenzioso. Come per la rottamazione delle cartelle di pagamento, si tratta di una misura con potenziali di convenienza molto elevati per il contribuente (si pensi ai contenziosi aventi ad oggetto solo sanzioni tributarie: astrattamente potrebbero chiudersi gratis) e con tutta probabilità sarà attivabile soltanto per un limitato periodo di tempo e perciò merita particolare attenzione.
Aldilà delle misure di carattere eccezionale, sottese a esigenze immediate di cassa e che comunque potranno ridurre la conflittualità con l’Erario, con la manovrina si cercherà anche di dare una scossa al mercato del lavoro, riconoscendo alle aziende uno sconto significativo sull’aliquota contributiva. In particolare, il legislatore torna ad occuparsi degli incentivi connessi al salario di produttività ed apporta importanti modifiche che riguardano l’introduzione di uno sgravio contributivo applicabile ai premi di risultato previsti da accordi di secondo livello per un ammontare non superiore di 3.000 euro, qualora i lavoratori siano coinvolti pariteticamente all’organizzazione dell’orario di lavoro.
La misura dovrebbe consistere in uno sgravio contributivo per i primi 800 euro all’anno per ciascun dipendente. Tale misura aiuterebbe a ridurre il costo aziendale del salario di produttività, eliminando, seppur in parte, l’onere contributivo a carico del datore di lavoro. In particolare, la misura aiuterebbe soprattutto le piccole realtà aziendali e quelle da poco avviate in settori emergenti ed in via di espansione, come ricerca e sviluppo (PMI innovative e start-up).