di Van. Sor.
La XIX legislatura, quando prenderà il via, darà alla luce un Parlamento diverso, con un numero ridotto di deputati e senatori elettivi rispetto al passato e con la stessa base elettorale e le stesse maggioranze politiche nelle due Camere, per effetto del riconoscimento del diritto di voto anche al Senato a coloro che hanno compiuto i 18 anni (legge costituzionale pubblicata nella G.U. del 13 luglio 2021, n. 166).
Altre proposte di riforma potrebbero completare e rendere più coerente alle modifiche già adottate il vigente quadro costituzionale, come l’abbassamento a 18 anni anche dell’elettorato passivo al Senato, ma il dibattito politico sembra oggi incentrato prevalentemente sulle emergenze economiche dettate dalla pandemia.
Le proposte di revisione costituzionale presentate alla Camera nella legislatura in corso, come la modifica del collegio elettorale del Presidente della Repubblica e l’eliminazione del riferimento dell’elezione “a base regionale” al Senato (A.C. 2238), sono da mesi in discussione nella Commissione I Affari Costituzionali. Quelle all’esame del Senato sembrano ormai passate in secondo piano rispetto a provvedimenti economici più urgenti.
Alcune proposte, le più ambizione, prevedono l’introduzione del Cancellierato, l’istituto della fiducia a Camere riunite, la sfiducia costruttiva e la revisione delle modalità di nomina e la revoca dei Ministri (S2114). Altre propongono la modifica degli articoli 70, 72, 77 e 83 della Costituzione, in materia di procedimento legislativo, decretazione d’urgenza ed elezione del Presidente della Repubblica (S2095).
Ci sono poi proposte di modifica del quadro istituzionale più limitate come la costituzionalizzazione del sistema delle conferenze ed il riconoscimento della clausola di supremazia dello Stato in materie di competenza regionale a tutela dell’interesse nazionale (A.S. 1825), la modifica del quorum dell’art.132 per le modifiche territoriali degli enti locali (A.S. 1642) e la revisione dell’art. 9 con il riconoscimento della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema tra i principi fondamentali della Costituzione (A.S. 83). Infine, l’abrogazione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, già più volte al centro di polemiche politiche perché considerato organo dispendioso e inutile nel contesto attuale.
Dall’esame dei lavori parlamentari si intravedono poche riforme di sistema, alcune riforme di “completamento” di altre già adottate e molte riforme circoscritte a singoli articoli. Manca un disegno organico di riforma del quadro costituzionale nel suo complesso, che consenta di superare i limiti del parlamentarismo e garantire quell’ efficienza e velocità di decisione che la situazione emergenziale richiederebbe.
Ci si appresta ad uscire dalla crisi e a rilanciare il Paese con un pacchetto di riforme economiche, in un quadro costituzionale sostanzialmente immutato e caratterizzato da lungaggini burocratiche e complesse procedure di concertazione. Eppure, l’attuale maggioranza allargata in Parlamento sarebbe forse la situazione ideale per mettere mano alla Costituzione e trovare un accordo su riforme strutturali che consentirebbero di rafforzare i poteri del Premier e del Governo. Il Paese avrebbe l’occasione di diventare finalmente una repubblica moderna ed efficiente nelle decisioni politiche.