Quello andato in scena ieri sera, raccontano fonti di Palazzo Chigi, è stato l’ennesimo Consiglio dei ministri di un governo ormai al capolinea, retto solo dall’emergenza internazionale che sconsiglia, anche ai grillini più agitati della maggioranza, di arrivare allo strappo finale, visto che fra pochi mesi il tasto “off” decreterà la fine di una delle legislature più contestate e certamente meno rappresentative del voto degli italiani.
Del resto, non siamo noi a dirlo, in questi cinque anni abbiamo assistito ad un governo di tutti e di tutti contro tutti, ad eccezione di Fratelli d’Italia (la cui coerenza nello stare sempre all’opposizione ha finora pagato in termini di consenso elettorale) con improbabili alleanze come quella fra Lega e M5S e ora con il governo in stile “gangbang” dove “celoduristi” e “pacifisti” della prima ora governano in una mai avvenuta luna di miele con tanto di notte (non) consumata.
Il risultato è il Decreto Aiuti varato in serata dal governo Draghi. Un provvedimento che, va riconosciuto, conferma ancora una volta la leadership dell’ex governatore di Bankitalia che, per dirla con lo stile degli (ex) ‘celoduristi’ leghisti, ha tenuto la ‘barra dritta’ sul no allo scostamento di bilancio, annunciando con i consueti toni trionfalistici il regalo, o mancetta, di 200 euro per una vasta platea di italiani ai quali, forse, andrebbe spiegato in che modo questo importo può davvero rappresentare una ‘boccata d’ossigeno’ rispetto agli aumenti disumani e indiscriminati dei prezzi e dei servizi in tutti i settori.
A decretare l’ennesima rottura, o frittata, è stato tuttavia un altro provvedimento, inserito sempre nel decreto aiuti, quello relativo alla realizzazione dell’ormai mitico o mitologico termovalorizzatore per bruciare la monnezza della Capitale, da realizzare solo dopo aver vestito il sindaco Gualtieri dei panni di supereroe, superdotato, superpotente perché, si sa, in Italia un ‘commissario’ non si nega a nessuno, specie quando si debbono fare le cose che nei paesi civili vengono gestite come ‘ordinaria amministrazione’.
Ma sul termovalorizzatore il M5S non è proprio riuscito ad ingoiare il decreto. Sarà perché ancora brucia l’indecente fallimento pentastellato nella Capitale (a proposito, qualcuno ha più visto Virginia Raggi?) ma resta comunque incomprensibile, crediamo anche agli ultimi fedelissimi rimasti del clan di Grillo, come ci si possa impuntare su un No ideologico dopo aver lasciato Roma nella monnezza esattamente, se non peggio, di come la si è ereditata dai fallimentari governi precedenti, additati dal comico infoiato come quelli di Mafia Capitale (salvo poi vedere le sentenze finali sgonfiare la mega inchiesta dei superdotati magistrati ad un caso di corruzione, forse di misura anche ridotta rispetto ai casi Expò e Mose, per citare alcuni esempi, guarda caso del nobile Nord).
Vestire i panni della pecorella smarrita dopo aver avuto amplessi politici ed elettorali con tutto l’arco parlamentare (gialloverdi, giallorossi, gialloverdibiancorossi) in questi cinque anni di legislatura consiglierebbe almeno un casto silenzio invece si alza la voce (o la posta in vista delle politiche?).
Sullo sfondo una manovra monstre che per il momento regala 200 euro alle famiglie e fa incazzare le aziende energetiche per quel 25% di supertassazione degli extraprofitti che tanto si tradurranno in ennesimi aumenti e o sotterfugi che ricadranno sulle spalle e sulle tasche dei cittadini.
Della serie “venghino siori, venghino”, la giostra gira, non per tutti, e tra un selfie e l’altro, mentre Draghi fa l’americano con il sogno di diventare segretario della Nato, la Russia alza il tiro e il rischio di un conflitto mondiale (il più insensato della storia dell’umanità) viene tenuto morbosamente nascosto, come la lista degli armamenti inviati all’Ucraina sui quali al popolo italiano mister Draghi ha deciso che non è dato sapere.