Indagine Confcommercio all’assemblea annuale. Interventi di Sangalli e Calenda
di LabParlamento
Il Mezzogiorno economicamente è indietro di vent’anni. Guardando al Pil, in raffronto tra il 1995 e il 2016, il Centro Nord è andato avanti (l’indice è passato da 100 a 114,1) mentre il Sud presenta gli stessi livelli di prodotto lordo di oltre venti anni fa» (fermo a 102,7). E l’ampliamento dei divari è ancora più evidente se si guarda ai consumi sul territorio. Insomma se l’Italia ha un tasso di crescita particolarmente esiguo, ciò dipende largamente dalle insoddisfacenti performance del Mezzogiorno. Questi i dati che emergono da un’indagine dell’Ufficio Studi della Confcommercio, presentata stamane in occasione dell’assemblea dell’associazione, che si è tenuta a Roma.
Sulle principali problematiche che affliggono l’Italia ha riflettuto a sua volta il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, per il quale senza quei ritardi strutturali oggi il Pil crescerebbe del 2 per cento. “Eccesso di burocrazia, deficit di legalità, fragilità del sistema infrastrutturale e dell’accessibilità, ingiusto fardello tributario e insostenibile costo del lavoro che gravano su famiglie e imprese: restano sul tappeto, a volte anche sotto il tappeto, le principali questioni che frenano da oltre venti anni la crescita economica e lo sviluppo sociale del Paese”, ha sottolineato.
Alla politica, Sangalli ha chiesto una “legge elettorale che garantisca governabilità” e di scongiurare l’aumento dell’Iva ereditato dalle precedenti manovre per il prossimo anno: se scattasse, “calerebbe l’inverno sui consumi”.
Di crescita ha parlato anche il titolare del Mise, Carlo Calenda , che oltre a difendere la conquista di Fincantieri sulla francese Stx e ad escludere l’applicazione delle clausole di salvaguardia, ha rimarcato che il traguardo di una crescita dello 0,9 o dell’1,1 per cento “non può essere sufficiente per il Paese: uscire dalla recessione è importante, ma rimanere inchiodati al cono d’ombra dell’1% non basta. Non basta a livello sociale ed economico”. Calenda ha anche rilanciato l’importanza del piano Industria 4.0, che a suo dire è una grande opportunità “anche per gli operatori di dimensioni minori” e non solo per la grande impresa.