L’Italia, come purtroppo ben noto, non è un paese per giovani: il crollo demografico e un mercato del lavoro a dir poco stagnante hanno contribuito senza dubbio a dare il colpo di grazia al futuro delle giovani generazioni. Ma se a livello nazionale la situazione risulta essere drammatica, a livello regionale il quadro non è di certo migliore.
Nella regione Lazio, ad esempio, quasi un minore su dieci vive in condizioni di povertà, senza neppure lo stretto necessario per vivere dignitosamente. Come se non bastasse, i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d’istruzione sfiorano il 12%; mentre i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione (c.d. “Neet”) raggiungono addirittura la percentuale del 22,4%.
Questo, in estrema sintesi, quanto emerge dal rapporto presentato nel corso della XII edizione dell’Atlante dell’Infanzia a Rischio, intitolato Il futuro è già qui, e diffuso da Save the Children.
Una crisi sociale ed economica senza precedenti, che è anche specchio delle innumerevoli diseguaglianze che martorizzano giorno dopo giorno il nostro Paese; le stesse disparità che alcune fasce della popolazione sperimentano sin dalla primissima infanzia. Infatti, restando sempre con lo sguardo puntato sulla regione Lazio, vale certo la pena sottolineare il fatto che meno di un bambino su cinque usufruisca di asili nido o servizi integrativi per l’infanzia finanziati dalle istituzioni. Inoltre, la spesa media pro capite per ogni bambino sotto i 3 anni dei Comuni del Lazio è di 1882 euro ciascuno; si tratta di un dato intermedio se si pensa che in Italia si passa dalla spesa di Trento di 2.481 euro fino ai 149 euro in Calabria, ma comunque estremamente significativo.
“Indubbiamente la situazione è allarmante, anche se all’interno della Regione Lazio la situazione è altamente diversificata” ha dichiarato a LabParlamento Alessandro Alongi, Consigliere e Presidente della Commissione Politiche sociali del XII Municipio di Roma. “La Città metropolitana di Roma, ad esempio, supera addirittura la media europea per la copertura di servizi alla prima infanzia, mentre nelle altre provincie laziali la situazione rimane critica. Rimanendo nella Capitale partirà a breve una sperimentazione su 4 nidi in ogni Municipio, con un prolungamento del loro orario di attività: il primo gruppo di nidi farà dalle 7.30 alle 17.00, mentre un secondo gruppo dalle 7.00 alle 18.00. Il prolungamento dell’orario educativo rappresenta di certo una risposta efficace alle famiglie, sostenendo gli orari lavorativi di tante mamme e papà” ha concluso Alongi.
Insomma, l’immagine che viene fuori da questi dati è emblematica del dramma di giovani generazioni su cui non si è investito a sufficienza e che, a causa della recente pandemia, hanno sofferto l’isolamento e la mancanza di relazioni, ma a cui è urgente fornire risposte concrete e adeguate.