Il Governo stanzia oltre 370 milioni di euro a sostegno della mobilità ciclistica ma manca ancora una definizione di Rete ciclabile nazionale
Tra le misure a favore della mobilità, contenute nell’Allegato Infrastrutture al Documento di Economia e Finanza, denominato, non a caso, “Connettere l’Italia”, un riconoscimento particolare è andato quest’anno alle ciclovie turistiche nazionali che, per la prima volta, entrano di diritto all’interno del sistema integrato di programmazione nazionale dei trasporti – il cd. SNIT, in allegato al documento.
Un segnale certamente importante a supporto della mobilità sostenibile che, pur con notevole ritardo rispetto all’attuale panorama europeo – basti pensare che all’interno del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti manca ancora una direzione ad hoc per la mobilità ciclistica – sta conquistando, seppure a fatica, un suo spazio all’interno del sistema dei trasporti del nostro Paese.
Nell’aggiornamento al 2017 della programmazione trasporti, è stata prevista una rete nazionale delle ciclovie, definite di 1° livello, un progetto di oltre 1.500 km ciclabili, costituito dagli itinerari della rete TEN-T, (chiamata “EuroVelo”), nonché da altri itinerari di interesse nazionale, attraverso 8 regioni italiane. Sono per ora 4 le ciclovie turistiche riconosciute di interesse nazionale dal MIT – quella dell’Acquedotto Pugliese (fra le Regioni Campania, Basilicata e Puglia), la Ciclovia del Sole (da Verona a Firenze) la Ven-To (da Venezia a Torino) e infine il Grab, ovvero il Grande Raccordo anulare delle bicilette di Roma – cui vanno aggiunte quelle individuate all’interno del recente DL correttivo dei conti pubblici, la cosiddetta “manovrina”, che ha ampliato ulteriormente la rete.
Il progetto di una Rete ciclabile nazionale, volta alla promozione del turismo, era stato già inserito nella Legge di Stabilità del 2016 ma da allora sono stati fatti pochi passi avanti nella sua realizzazione. Sebbene infatti da qui al 2024, siano stati stanziati circa 370 milioni di euro per sviluppare un sistema di ciclovieturistiche, questi fondi finora sono rimasti sostanzialmente sulla carta, dal momento che manca ancora la redazione complessiva di un Piano generale per la realizzazione di interventi a sostegno della rete a percorribilità ciclistica, interventi che sono stati finanziati finora dalle singole Regioni, principalmente attraverso i fondi europei del POR FESR e del FEASR.
Come annunciato dallo stesso Ministero dei Trasporti, nel 2018 dovrebbero iniziare finalmente le gare per il finanziamento dei singoli progetti individuati dal MIT, ma stando a quanto è stato fatto finora, è probabile che i tempi si allungheranno ulteriormente.
D’altra parte lo stesso termine “ciclovia”, a differenza di quello di “pista ciclabile”, non trova una sua definizione all’interno del Codice della Strada, né esistono linee guida ministeriali per la redazione dei Piani Urbani della Mobilità’ Sostenibile (PUMS), per cui è facile immaginare che si renda necessario un intervento normativo per colmare questa lacuna, prima ancora di procedere con la realizzazione della rete nazionale.
Molto rimane quindi da fare sul fronte dello sviluppo di una politica a sostegno della mobilità ciclistica ma il segnale contenuto nel Def è positivo e va nella direzione giusta, quella già intrapresa dalle principali città europee, di incentivare una mobilità alternativa e più sostenibile all’auto privata.