Non si ferma la preoccupante recrudescenza delle violenze ad opera dei contestatori della campagna vaccinale: ad essere presi di mira medici e giornalisti rei – secondo le opinioni dei facinorosi No Vax (ma anche No Mask, No Tamp e No Green Pass) – di avvelenare la popolazione e limitare la libertà di tutti coloro i quali non intendono sottoporsi ad ago e siero.
Da Milano a Roma, passando per Genova, negli ultimi giorni si è registrata un’escalation di brutalità senza precedenti che ha condotto ad un preoccupante fenomeno squadrista con obiettivi ben precisi. La stampa e la medicina, innanzitutto.
A farne le spese, solo qualche giorno fa, il cronista di Repubblica Francesco Giovannetti, colpito duramente a Roma durante le riprese video ad un corteo di manifestanti davanti al Ministero dell’Istruzione. Di pari preoccupazione quanto avvenuto domenica a Genova dove, ad essere stato preso di mira, è stato l’infettivologo dell’Ospedale San Martino, Matteo Bassetti, inseguito e minacciato da un uomo successivamente identificato. Il ribelle lo ha incontrato per strada e, una volta riconosciutolo, lo ha pedinato filmandolo con il telefonino urlandogli “Ci ucciderete tutti con questi vaccini e ve la faremo pagare“.
Ma l’ondata di protesta violenta non si ferma nemmeno dinanzi la politica. Sabato scorso, a Milano, un gruppo di manifestanti si è scagliato contro un gazebo elettorale del Movimento 5 Stelle che, alle urla di “Venduti, traditori, vi abbiamo votato e voi ci avete ingannato“, hanno divelto e gettato a terra la tenda.
Approfondendo il variegato mondo dei contestatori, diversi organi di stampa hanno dato conto dell’esistenza di specifiche liste di proscrizione di giornalisti e medici, diffuse tramite gruppi Telegram e social network.
Tra gli osservati speciali, tra gli altri, anche una specifica chat di Telegram dal nome “Basta Dittatura” che conta oltre 40mila iscritti. Questa sembra essere diventata una delle basi operative per lo scambio di informazioni personali dei soggetti da colpire. Sul gruppo gli utenti suggeriscono nomi, organizzazioni e istituzioni contro cui scagliarsi, insieme a numeri di telefono e indirizzi delle abitazioni “delle merde criminali” come amano definire chi è impegnato quotidianamente a raccontare o a lottare contro il virus.
Uno stalking organizzato che ha richiamato l’attenzione del Garante per la privacy che, in una nota, ha ricordato a tutti gli utenti dei servizi di messaggistica e dei social network che diffondere senza consenso dati personali, oltre a costituire una violazione della vita privata degli individui, con rischi anche per la loro incolumità, si configura, ai sensi della normativa sulla privacy, come un atto illecito, che può determinare anche l’applicazione di pesanti sanzioni.
Non può che concordare il virologo Fabrizio Pregliasco, che nei giorni passati, ha denunciato la continua ricezione di chiamate da parte di sconosciuti, contenenti minacce e insulti. Il suo numero era stato diffuso in una di queste chat dando così il via ad un carosello di telefonate. Il timore è che qualche facinoroso, invece di limitarsi al lancio di improperi, potrebbe passare alle vie di fatto. E a quel punto una telefonata, anziché allungarla, accorcerebbe la vita.