In chiaroscuro i dati dell’ultimo rapporto presentato questa settimana
Cresciamo, ma ancora troppo lentamente e non ancora abbastanza. E’ questo il – non molto felice – responso che arriva dall’Employment Outlook dell’OCSE, l’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico che riunisce i 35 Paesi più industrializzati al mondo.
Secondo il rapporto presentato nel corso di questa settimana a Berlino , nel nostro paese la percentuale di occupati in età compresa tra i 16 e i 74 anni è cresciuta, ma con il 49,9% restiamo al terzultimo posto tra i paesi dell’area. Peggio di noi solo Grecia e Turchia.
Di contro diminuisce il tasso di disoccupazione, ma anche in questo caso con una percentuale di oltre l’11% restiamo tra i paesi con un tasso più alto. Nonostante le proiezioni mostrino che in Italia il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere stabile nel 2018 e diminuire nei prossimi anni, negli altri Paesi – in media – dovrebbe tornare intorno al 6%, molto vicino ai valori misurati prima della crisi.
Questi non sono – però – gli unici segnali negativi: sia la percentuale di persone che vivono sotto la soglia della povertà che il divario di reddito tra uomini e donne è più alto della media OCSE. Rispettivamente 13,4% e 45,3% in Italia contro una media di 10% e 39% negli altri Paesi.
Segnali poco incoraggianti arrivano anche dal divario occupazionale, inteso come minore partecipazione al lavoro delle categorie svantaggiate come madri con figli a carico, disabili, giovani, anziani e stranieri. Il gap, pari a circa il 34%, infatti è il quinto più alto tra i Paesi OCSE.
Problemi quantitativi, ma non solo. Nel nostro paese oltre il 46% dei lavoratori soffre di stress da lavoro, rispetto ad una media di circa il 41%.
Cifre che mostrano come – sebbene la strada intrapresa sia quella giusta – la crescita risulta ancora lenta rispetto ad altri Paesi. Non mancano, poi, nel rapporto anche le raccomandazioni. L’OCSE infatti invita l’Italia a continuare nella strada intrapresa con il Jobs Act e con le politiche attive del lavoro.
Più in generale, afferma l’OCSE che sebbene la maggior parte dei paesi stia colmando il divario occupazionale creatosi nella grande recessione del 2008-2009, i cittadini di molti paesi esprimono sempre più insoddisfazione verso le principali scelte di politica economica. E se la situazione sta progressivamente migliorando la crisi ha rappresentato un banco di prova notevole creando notevoli differenze tra i Paesi che, oggi, si stanno lentamente superando.