Centralità del cittadino, amministrazione partecipata e collaborativa, insieme a trasparenza, apertura dei dati e delle informazioni e alla loro condivisione attraverso le nuove tecnologie digitali. Ecco i capisaldi della nuova comunicazione istituzionale. Avviato il tavolo al Ministero della Pubblica amministrazione
Open Government e legge 150 del 2000 sull’ attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni. Due riferimenti apparentemente poco legati l’uno con l’altro e che invece sono strettamente connessi.
Ad evidenziare e spiegare questa connessione è stato il Ministro per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone quando, alcuni giorni fa, ha avviato i lavori del tavolo degli stakeholder che dovrà occuparsi di “superare” la legge 150 del 2000 e quindi di preparare una vera e propria riforma della Comunicazione e dell’informazione negli enti della pubblica amministrazione.
Quando si parla infatti di Open Government si fa riferimento ad un modello di amministrazione che chiama gli enti e le istituzioni pubbliche a ripensare gli schemi operativi e i processi decisionali consolidati, in particolare dal punto di vista delle modalità e degli strumenti attraverso i quali si espleta la relazione con il cittadino, ovvero la comunicazione e l’informazione indirizzata ad esso.
Un modello “open” all’interno delle amministrazioni pubbliche centrali e locali, difatti, si caratterizza per una serie di forme di discussione e collaborazione con i cittadini, così come per alcune azioni di comunicazione aperta e trasparente nei confronti della comunità locale.
In una logica di Open Government, infatti, le amministrazioni mettono al centro la comunicazione e la collaborazione con i cittadini, sono aperte al dialogo e al confronto diretto e partecipato con i privati e quindi focalizzano i processi decisionali sulle effettive esigenze e necessità delle comunità locali.
Centralità del cittadino, amministrazione partecipata e collaborativa, insieme a trasparenza, apertura dei dati e delle informazioni e alla loro condivisione attraverso le nuove tecnologie digitali (Internet e il Web in primo piano) quindi, sono i tratti distintivi dell’Open Government.
“Le amministrazioni non potranno trasformarsi davvero in una casa di vetro se non si rilancia e si riconosce il lavoro dei professionisti e delle nuove figure della comunicazione pubblica”, ha detto la Ministra Dadone. Ed ecco il punto di collegamento con la legge 150. Ma anche con tutto ciò che rientra sotto il termine più ampio di rivoluzione tecnologica.
Già perché la rivoluzione tecnologica (internet, i social media, le piattaforme di messaggistica) non è altro se non un insieme di strumenti che rendono centrale la partecipazione del cittadino.
Su questo dovranno confrontarsi DIE, Formez PA, Ordine dei giornalisti, Fnsi, Ferpi, le università, PaSocial, Agcom, Gus e Aicpi per riscrivere la “vecchia” legge 150 del 2000, tratteggiando metodi e obiettivi di una social media policy nazionale.
Nata appunto all’inizio del nuovo millennio, la legge 150 aveva introdotto l’obbligo delle pubbliche amministrazioni di dotarsi di URP, stabilendo che “le attività di informazione si realizzano attraverso il portavoce e l’ufficio stampa e quelle di comunicazione attraverso l’ufficio per le relazioni con il pubblico”.
Oggi, 20 anni dopo, e soprattutto dopo tante ed importanti evoluzioni sul fronte tecnologico ed istituzionale, è necessario un radicale tagliando di controllo della legge 150.
Attenderemo con ansia, quindi, cosa produrrà il tavolo appena insediato. Speriamo solo che i tempi siano rapidi così come è oggi la comunicazione veicolata anche con l’aiuto della tecnologia.