La volontà del Governo di incentivare la tracciabilità dei pagamenti in chiave anti-evasione si scontra con la tutela della riservatezza dei cittadini. Nelle previsioni di Palazzo Chigi il prossimo anno aumenteranno le transazioni digitali, e con esse anche un’impressionante mole di dati sui consumi e stili di vita degli italiani, informazioni preziose in chiave commerciale. I consigli del Garante Privacy al legislatore
La lotta all’evasione rimane una priorità dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, anche se nello stanare i furbetti della fatturina non tutto è permesso. O per lo meno ci vorrà molta attenzione, specie quando in gioco ci sono milioni di dati personali.
In queste ore si sprecano le indiscrezioni su come il Governo intenta incentivare la tracciabilità di ogni pagamento: detrazioni fino a 2.500 euro per le spese effettuate elettronicamente in specifici settori ritenuti ad elevato rischio di evasione, carta d’identità elettronica da usare come borsellino digitale, sino ad arrivare al “super bonus della Befana”, ovvero un premio a tutti i contribuenti che pagano con carta di credito o bancomat, da riscuotere proprio nel giorno dell’Epifania. Allo studio anche un raddoppio delle possibilità di vincita alla “lotteria degli scontrini” per gli italiani che salderanno i conti strisciando le loro tessere magnetiche.
Non c’è dubbio che riducendo la massa di contante in circolazione sarà più facile individuare le sacche di certa evasione fiscale, specie se l’uso delle carte verrà incentivato da cospicue gratifiche.
È per questo che ricchi premi, balocchi e cotillon, in un popolo avvezzo al gioco come quello italiano (che spende ogni anno 107,3 miliardi di euro in lotterie e intrattenimenti vari, mentre per costruirsi un futuro previdenziale con una pensione complementare solo 14 miliardi) innescheranno di certo nuove dinamiche comportamentali: si moltiplicheranno i pagamenti con carte e bancomat, cosa che produrrà una mole di dati su usi e consumi a beneficio (almeno potenzialmente) di commercianti, aziende e agenzie fiscali. Cosa comprano e dove gli italiani? Con che frequenza si acquista e qual è l’importo medio di ogni spesa? A tutti questi quesiti potrebbe essere facile rispondere se il flusso di queste informazioni, riservate solo allo Stato, cadesse in mani sbagliate. Tracciare le abitudini e le propensioni di un popolo non è mai stato così facile come oggi, grazie (o a causa) della tecnologia.
Chi gestirà il flusso di informazioni ricavate dai pagamenti elettronici? Da più parti cresce la preoccupazione per la riservatezza dei dati desumibili dai pagamenti elettronici, a causa della possibile rielaborazione dei dati personali, non solo a fini fiscali, ma anche commerciali: incroci tra abitudini di consumo, acquisti effettuati e disponibilità alla spesa del singolo cliente, farebbero la fortuna di ogni azienda, in grado di disegnare un profilo molto attendibile a cui proporre offerte commerciali sempre più mirate e, in ultima istanza, catalogare l’intera vita dei cittadini, rinchiudendola in un account. Il sistema di gestione dei pagamenti elettronici è davvero al riparo da ogni incursione piratesca?
È questa la principale preoccupazione del Garante della Privacy Antonello Soro che, dalle colonne di ItaliaOggi, qualche giorno fa, ha lanciato un prudente avvertimento a chi si dovrà occupare, nei prossimi giorni, di mettere nero su bianco le norme anti evasione.
Per il presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali è necessario che le pubbliche amministrazioni assumano contezza del rischio informatico sotteso all’utilizzo dei dati, così da evitare accessi non autorizzati alle banche dati fiscali proprio come accadde per lo spesometro, quando milioni di informazioni sensibili furono messe a disposizione, per errore, di tutti: «I paletti posti dal Garante attengono essenzialmente a misure di sicurezza per impedire accessi abusivi e accorgimenti per assicurare qualità ed esattezza dei dati, rendendo così affidabili i criteri sulla cui base stilare il profilo di rischio di evasione».
Nella scrittura delle norme, poi, sempre secondo il Garante, andrà posta molta attenzione alla “qualità” del dato per l’identikit del rischio evasione, così da scongiurare il rischio di una schedatura a tutto campo dei consumi.
Nella speranza che il legislatore tenga conto di questi suggerimenti, nelle more delle nuove norme c’è da augurarsi che quest’anno qualche furbetto, magari redendo sulla via di Palazzo Chigi, troverà nella calza della Befana non il solito carbone (riservato agli evasori) ma magari proprio il bonus promesso.