Sembra assurdo dover ancora parlare di discriminazione visto che la parità tra i sessi è stata riconosciuta da tante fonti nazionali ed europee. Purtroppo, oggi soprattutto nel mondo del lavoro le donne subiscono gli effetti della discriminazione di genere, una forma persistente di disuguaglianza, a cui nessun Paese, nonostante i progressi e l’impegno, è riuscito ad eliminare.
La vita lavorativa delle donne è svantaggiata rispetto a quella degli uomini sotto numerosi aspetti. Le donne hanno in media più difficoltà a trovare lavoro, percepiscono salari più bassi e faticano ad accedere a posizioni di potere. A prescindere dalla formazione e dalla carriera, infatti, arrivare a occupare ruoli di potere decisionale e di leadership è ancora peculiarità degli uomini. Questo alimenta un divario, che può essere ridotto solo attraverso uno sforzo normativo e culturale.
L’Italia è uno dei paesi europei dove la disparità di genere incide maggiormente nonostante la parità di genere sia prevista anche nella Costituzione. L’articolo 37 sancisce infatti che la donna lavoratrice ha gli stessi diritti che spettano al lavoratore. Pertanto, le condizioni occupazionali non devono ostacolare, ma consentire l’adempimento del lavoro e di cura familiare affinché nessuna donna sia più costretta a dover scegliere tra il lavoro e la famiglia.
Nel piano di rilancio economico del paese il presidente del Consiglio Mario Draghi ha sottolineato la necessità di puntare a un maggiore equilibrio del divario salariale tra uomini e donne, accompagnato da un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini.
Principi ribaditi anche dall’Onu che colloca la parità di genere tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile da conseguire entro il 2030, promuovendo anche la condivisione tra uomo e donna delle responsabilità familiari, oltre a garantire pari opportunità di partecipazione e di leadership a ogni livello decisionale e in ogni ambito politico ed economico.
Nel rapporto IPU (Unione Interparlamentare) delle Nazioni Unite del 2019 solo il 20,9% dei 278 posti in uffici di presidenza è occupato da donne. Emerge pertanto a livello mondiale il numero di donne nei parlamenti e nei governi anche se gli uomini sono ancora molti di più.
In Italia le percentuali di donne in politica benché contenute mostrano segnali positivi soprattutto a livello locale. Con il 34% di donne il governo Conte II ha raggiunto un record nel 2019. In Italia, inoltre, dal 2011 sono in vigore le quote rosa mirate a garantire la parità di genere in ambito lavorativo e amministrativo.
In particolare, è su queste ultime e su tutti gli strumenti regolamentativi e normativi che bisogna puntare per mettere le donne in condizioni di agire nella società secondo il proprio desiderio, in libertà, con il riconoscimento pieno dei loro talenti, della loro competenza ed esperienza.