Scontro tra Professioni Tecniche e Agrotecnici sul Decreto proposto dal ministro Orlando. Al centro della contesa rinnovo dei Consigli e limite ai mandati
“Il più grande condottiero è colui che vince senza combattere”, dice Sun Tzu ne “L’arte della Guerra”.
Ma forse in pochi hanno letto questo libro. Già, perché da alcuni giorni molti “condottieri” stanno combattendo la battaglia del decreto di modifica dei sistemi elettorali degli Ordini professionali, proposto dal Ministro Orlando nello scorso dicembre.
Una battaglia partita in occasione di una riunione al Ministero della Giustizia tenuta il 19 dicembre quando alcuni ordini, in primis quello degli Agrotecnici, avevano rappresentato direttamente al Ministro alcune perplessità sia sulla tempistica di emanazione che su alcuni punti del DPR di modifica del precedente DPR 169/2005. In verità, la cosa sembrava conclusa li.
E invece, alle perplessità degli Agrotecnici, riportate anche in una missiva indirizzata al Dicastero di via Arenula, si è aggiunta la voce nettamente contraria dell’ex presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, Andrea Mazziotti, che nei giorni scorsi, sulle pagine di Repubblica, ha definito la norma “assurda”, affermando che è “sostenuta da molti Presidenti uscenti degli Ordini, che diversamente non sarebbero più ricandidabili”.
Giusto il tempo di un comunicato congiunto di tutti gli Ordini per annunciare la loro alleanza “Professionisti per l’Italia” e poi la querelle si è riaperta con un nuovo comunicato stampa, questa volta firmato solo dalla Rete delle Professioni Tecniche, che giudica “discutibili” le reazioni dell’On. Mazziotti e del presidente degli Agrotecnici, Roberto Orlandi.
“Le dichiarazioni di Orlandi e Mazziotti – si legge nel comunicato della RPT – sono semplicemente ‘lunari’. Non si capisce a che cosa si riferiscano in quanto il testo di modifica al Dpr. 169, inviato dal Ministero della Giustizia lo scorso mese di dicembre agli Ordini professionali, esclude la possibilità di azzerare il numero dei mandati già espletati a partire dall’entrata in vigore del nuovo provvedimento, impedendo, all’opposto, di poter conservare la carica per 30 anni. Forse Orlandi e Mazziotti dispongono di un testo diverso da quello inviato ai Consigli nazionali?”
In una nota di questa mattina, il Collegio degli Agrotecnici ha ribadito il proprio parere contrario sul testo di modifica del DPR 169, precisando che “ha sempre giudicato negativamente le disposizioni elettorali contenute nel DPR n. 169/2005, per il profilo totalmente maggioritario (che non lascia il minimo spazio alle minoranze) e per i restanti meccanismi che oggettivamente favoriscono i candidati appartenenti ai Consigli uscenti, e ha preferito conservare il proprio meccanismo di voto che garantisce all’Albo degli Agrotecnici la totale contendibilità delle cariche, spazio negli organi elettivi per ogni forma di minoranza organizzata ed un meccanismo di voto totalmente proporzionale”.
Il Presidente degli Agrotecnici, chiamato direttamente in causa dalla Rete delle Professioni Tecniche, ha poi diramato, qualche istante fa, un ulteriore comunicato nel quale ha precisato la propria posizione. “Il Presidente degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati…..non ha fatto alcuna dichiarazione pubblica, né alla stampa, né ad altri. Salvo una; il 10 gennaio, nella quale si limitava a dire: “In via di principio siamo perplessi rispetto ad una modifica normativa di così grande importanza adottata in limine di legislatura, con modalità temporali ridottissime, dopo due anni di sospensione dell’istruttoria. Abbiamo rappresentato queste e altre puntuali osservazioni giuridiche al Ministro della Giustizia.”
“Sarebbero queste le ‘dichiarazioni lunari’ a cui si riferisce la Rete delle Professioni Tecniche?”, ha proseguito Orlandi. “Se sono queste, allora la posizione perplessa dell’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati deve avere involontariamente toccato un nervo scoperto”.
Quale? Secondo Roberto Orlandi, “il DPR n. 169/2005 reca in sé un ‘meccanismo di contenimento’ alla perpetuazione nelle cariche prevedendo che non sia possibile ricoprire la stessa per più di 2 mandati (che equivalgono ad 8 anni per i Consigli provinciali ed a 10 anni per quelli nazionali). A seguito di una richiesta degli Ordini interessati, nel 2010 i mandati da 2 sono stati prorogati a 3. Ed adesso che anche il tempo di questa ulteriore proroga per molti Ordini è scaduta o sta scadendo è tornata pressante la richiesta di una nuova proroga o di un allungamento nel numero dei mandati. Per evitare la brutalità di una proroga ‘secca’ (come fatto nel 2010), peraltro ingiustificata, si è ricorsi alla ‘riforma’ del DPR n. 169/2005, la quale ovviamente contiene, ben nascosta fra le righe, una ulteriore proroga dei mandati. Di quanto? Si raddoppia. Altri 3 mandati, che si aggiungono agli eventuali 3 precedenti (per chi già li avesse svolti. Restano invece 3 per i nuovi Presidenti). Per meglio giustificare una simile operazione è stata invocata la necessità di ‘rendere omogenei’ i meccanismi elettorali di tutte le categorie tecniche; oltre alle 8 già citate, il DPR n. 169/2005 verrebbe esteso alle altre 5 (Agrotecnici ed Agrotecnici laureati, Geometri, Periti agrari, Periti industriali e Tecnologi alimentari)”.
Insomma, la partita sembra ancora aperta e dall’esito incerto. Quello che è certo è che quando si tratta di rinnovare “il Parlamento”, sia quello della Repubblica o semplicemente quello delle singole Professioni, la battaglia è sempre aspra, altro che Sun Tzu.