In uno scenario di indebolimento progressivo, primo Rapporto sulla funzione di indirizzo delle Camere
La scorsa settimana è stato presentato alla Camera dei Deputati il I Rapporto sull’attività di controllo parlamentare, uno strumento nuovo di monitoraggio e verifica annuale che delinea un quadro di sintesi, per il 2016, delle attività svolte sull’operato del Governo da parte del Parlamento, nell’ambito della sua funzione di indirizzo e controllo.
E’ la prima volta che, su iniziativa di un membro delle Camere – in questo caso è stato l’on. Luigi Di Maio a fornire l’input, in veste di Presidente del Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione – viene redatto un rapporto il cui obiettivo è evidentemente quello di tentare di rilanciare la funzione classica del controllo parlamentare, che ormai da parecchi anni sembra avere perso la sua incidenza, a causa di un sempre più pronunciato rafforzamento dell’Esecutivo, ai danni del Parlamento e della sua funzione c.d. “non legislativa” o di vigilanza sull’attività di Governo.
Ad oltre quarantacinque anni dalla riforma dei regolamenti parlamentari del 1971, un esame ragionato della funzione di indirizzo delle Camere, come quella contenuta nel I Rapporto, non può prescindere dai mutamenti che hanno inciso profondamente sulla forma di governo parlamentare, sulla forma di Stato e, in terzo luogo, sull’evoluzione delle stesse Assemblee parlamentari legata, in parte, ai due fenomeni appena citati.
Il progressivo trasferimento del monopolio dell’iniziativa legislativa dal Parlamento al Governo e la riduzione della dimensione della “legge parlamentare”, sia a livello qualitativo che a livello quantitativo, a vantaggio di altre forme di produzione normativa – in primis i decreti leggi e i decreti legislativi – confermano questa tendenza verso un lento ma inesorabile indebolimento del ruolo del Parlamento, non solo nella sua funzione di “controllore” ma anche nell’ambito dell’iter legislativo, assumendo sempre più la veste di un mero ratificatore di decisioni assunte dall’Esecutivo.
Alla luce dei mutamenti che sono intervenuti, nel corso degli ultimi anni nel complesso sistema di rapporti istituzionali intercorrenti tra Parlamento e Governo, è quindi sembrato quanto mai opportuno ed attuale – per non dire necessario – riportare all’attenzione dell’opinione pubblica il ruolo di indirizzo e controllo svolto dal Parlamento, che non si esaurisce solo nella discussione di interrogazioni e interpellanze – i cd. atti di sindacato ispettivo – ma si allarga anche alla verifica dell’attuazione delle leggi e al monitoraggio delle relazioni governative.
Peraltro, non è un quadro molto rassicurante quello che emerge dalla lettura del Rapporto 2016, frutto di un’analisi anche comparativa delle analoghe esperienze dei principali Parlamenti europei. I dati più interessanti relativi alla legislatura in corso sono quelli che vedono il Governo rispondere quasi esclusivamente agli atti urgenti proposti dai parlamentari – interpellanze e question time – mentre gli altri atti di sindacato ispettivo rimangono per lo più senza risposta, con un esiguo 21% di interrogazioni a risposta scritta effettivamente svolte. Per quanto riguarda poi l’attività di controllo sugli atti di indirizzo, solo in poco più dell’8% dei casi il Governo si attiene agli impegni assunti nei confronti del Parlamento e contenuti in mozioni, risoluzioni e ordini del giorno.
In conclusione, sebbene resta ancora aperto il dibattito sull’efficacia degli atti di indirizzo e di sindacato ispettivo, è innegabile il grado di incidenza che l’attività di indirizzo del Parlamento, insieme a quella di controllo, riveste ancora oggi sia nei confronti del Governo, e della sua responsabilità politica, sia nei confronti dell’opinione pubblica, rappresentando un strumento essenziale e ancora valido del confronto democratico, seppur in un panorama di indebolimento delle classiche funzioni parlamentari.