Tutto pronto per il decreto che obbliga gli esercenti ad accettare i pagamenti con carta o bancomat. Con un occhio attento alla lotta al sommerso
Sui pagamenti elettronici il Governo fa sul serio e tira dritto. Dal piccolo commerciante al professionista più stimato, passando per il tabaccaio, l’idraulico o l’elettricista: tutti dovranno accettare pagamenti elettronici tramite POS (il dispositivo utilizzato presso gli esercizi commerciali), anche per minimi importi, pena una multa da 30 euro per ogni transazione rifiutata.
Seguendo l’esempio di quanto già realizzato in Portogallo, l’esecutivo Gentiloni vorrebbe sperimentare i benefici offerti dai micro-pagamenti elettronici per combattere l’evasione fiscale e per ridurre i costi di gestione legati al contante. In relazione alla prima problematica, la convinzione è che, tracciando ogni piccolo pagamento, sarà possibile far emergere buona parte dei 110 miliardi di euro di tasse evase annualmente. In relazione ai costi vivi direttamente connessi alle operazioni cash, la virtualizzazione della cartamoneta porterà ad un risparmio di almeno 8 miliardi di euro secondo la Banca d’Italia, senza contare i benefici indiretti sulla sicurezza: la circolazione di poco contante ridurrà la possibilità di furti e scippi, con contemporaneo beneficio per i commercianti e per i cittadini.
L’iter per l’introduzione dell’obbligo di pagamento con moneta elettronica è stato lungo e articolato.
I primi germi risalgono al Governo Monti che, con il c.d. “Decreto crescita 2.0” (D.L. n. 179/2012), ha introdotto l’obbligo per le P.A. e i gestori di pubblici servizi ad accettare i pagamenti elettronici da parte dell’utenza. Non solo. Tale prescrizione è stata posta anche nei riguardi degli esercenti e dei professionisti, obbligati anch’essi ad accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito per tutte le transazioni superiori a 30 euro. Peccato però mancasse la parte precettiva, un obbligo senza sanzione che ha vanificato il dettato normativo, facendolo così rimanere lettera morta.
Ma l’intenzione da parte del legislatore di andare avanti su questa strada è comunque rimasta viva e così, con la Legge di Stabilità del 2016, il Governo Renzi ha ribadito l’obbligo per i commercianti e i professionisti di accettare pagamenti anche mediante carte di credito, oltre che di debito, abbassando la soglia minima a 5 euro, demandando ad un apposito decreto le specifiche operative.
Sulla spinta di ciò i tecnici di via XX Settembre sono al lavoro per affrettare la scrittura del provvedimento volto a favorire l’uso dei mezzi di pagamento elettronico, prevedendo anche possibili incentivi per tutti coloro i quali utilizzeranno questo metodo di pagamento. Solo così, infatti, sarà possibile massimizzare le operazioni elettroniche, anche di piccolissimo importo.
Se da una parte una misura così congeniata è capace di introdurre indubbi vantaggi, tanto per le casse dello Stato quanto per i singoli consumatori, nelle scorse settimane si sono comunque registrati i primi malumori tra i commercianti che, per bocca del Presidente dell’associazione di categoria Carlo Sangalli, hanno sollevato più di qualche perplessità sull’utilità della misura. La convinzione dei negozianti è che l’educazione all’uso della moneta elettronica non passa di certo tramite l’utilizzo di meccanismi sanzionatori. Quello che invece serve, secondo l’associazione che riunisce gli operatori del settore, sono incentivi economici all’uso dell’e-payment e la riduzione delle commissioni bancarie, che incidono, in media, per il 2 per cento sul denaro che transita.
Di segno opposto, come da copione, le associazioni dei consumatori che, pur plaudendo all’iniziativa, temono però che i costi relativi alla gestione degli strumenti di pagamento vengano scaricati sui cittadini.
Il vero nodo sarà individuare le categorie escluse dall’obbligo (al momento si pensa di esentare tutti i professionisti che non sono a diretto contatto con il pubblico) e il meccanismo di premi e incentivi. Insomma, tutto sembra essere pronto per la virtualizzazione della moneta, con la speranza che, in parallelo, possa arrivare una boccata d’ossigeno dalla legge di bilancio per cittadini e imprese, così da poter riempire i futuri portafogli digitali.