È partita la mobilitazione PD per la campagna referendaria con un manifesto firmato da costituzionalisti, giuristi e scienziati politici
Il sito del Partito Democratico ha lanciato la campagna referendaria sulla riforma della seconda parte della Costituzione con il sito Basta un sì, dove è possibile creare un comitato, scaricare grafiche per Facebook, Twitter, Instagram e volantini informativi.
Nella pagina Web viene spiegato che chiunque abbia voglia di mettersi in gioco e sostenere il Sì al referendum può costituire un Comitato o aderire a uno esistente. Si specifica che la partecipazione ai Comitati Basta un Sì non è vincolata all’iscrizione ad alcun partito politico.
Sul sito è possibile consultare anche il manifesto con le ragioni del Sì, dove compaiono inoltre i primi firmatari. Si tratta di 193 tra giuristi, costituzionalisti, economisti, docenti universitari ed ex politici.
Il sito è stato messo online dopo che sabato 21 Maggio il premier Renzi ha avviato a Bergamo il cammino verso il referendum di ottobre.
Questa lista di firmatari del Sì è in aperta contrapposizione con i 56 costituzionalisti che avevano sottoscritto, nelle scorse settimane, una lettera con le ragioni del No (tra i firmatari comparivano, tra gli altri, Valerio Onida e Gustavo Zagrebelsky).
Tra i sostenitori del Sì figurano i costituzionalisti Stefano Ceccanti e Francesco Clementi, il politologo Angelo Panebianco, gli ex ministri Franco Bassanini e Tiziano Treu e l’economista della Bocconi Guido Tabellini.
Si legge nel manifesto: “Dopo anni e anni di sforzi vani il Parlamento della XVII legislatura è riuscito a varare con una larga maggioranza – quasi il sessanta per cento dei componenti di ciascuna Camera in ognuna delle sei letture – una riforma costituzionale che affronta efficacemente alcune fra le maggiori emergenze istituzionali del nostro Paese”.
Nel manifesto si specifica che l’obiettivo di questa nuova fase è quello di coinvolgere costituzionalisti, i giuristi, gli scienziati politici e gli studiosi delle istituzioni pubbliche per offrire all’opinione pubblica strumenti comprendere la riforma e “meglio orientare il proprio voto”.
Dopo la presentazione dei principali punti della riforma, i firmatari chiariscono i passaggi oggetto di polemica, specificando che il testo, “non è, né potrebbe essere, privo di difetti e discrasie. Ma dobbiamo tutti essere consapevoli che, in Italia come in ogni altro ordinamento democratico, le riforme le fanno necessariamente i rappresentanti del popolo nelle assemblee politiche, non comitati di esperti: e nelle assemblee la ricerca del consenso impone compromessi, impedisce astratte coerenze, mette talvolta in secondo piano dettagli in nome del prevalente interesse a un esito complessivo utile. Nel progetto, peraltro, non ci sono scelte gravemente sbagliate o oggettivamente divisive…”
I firmatari dell’appello concludono specificando che “lungi dal tradire la Costituzione, si tratta di attuarla meglio, raccogliendo le sfide di una competizione europea e globale che richiede istituzioni più efficaci, più semplici, più stabili. Per tutte queste ragioni di metodo e di merito noi siamo convinti che la grande discussione nazionale che si apre in queste settimane e che continuerà fino alla vigilia della consultazione referendaria potrà persuadere i cittadini italiani della bontà della riforma approvata con coraggio dal Parlamento e della sua utilità per il miglior governo del Paese.”
Articolo di S.C.