Al centro crediti deteriorati, Fisco e regolatorio. Francesco Daveri, economista della SDA Bocconi, commenta con LabParlamento le stime di crescita della Commissione europea
di Valentina Magri
La settimana scorsa la Commissione europea ha pubblicato le stime di crescita per i paesi UE. L’Italia è la nazione che cresce meno. Non si stupisce Francesco Daveri, Direttore del programma MBA e docente di Macroeconomia presso la SDA Bocconi, editorialista e membro del comitato di redazione del sito di informazione economica la voce.info: “Sulle possibilità di crescita dell’economia italiana pesano ancora i crediti deteriorati non ancora smaltiti, che impediscono alle banche di prestare di più, oltre al carico fiscale e regolatorio che contribuisce a mantenere piccole le piccole imprese che – non casualmente – pesano sulla struttura industriale”, dice a LabParlamento.
La Commissione europea ha confermato la stima di crescita del PIL italiano all’1,5% per il 2017 formulata dal Governo. Ritiene sia una previsione veritiera o eccessivamente ottimistica?
“È una previsione che rispecchia il miglioramento della performance dell’economia italiana (ed europea) avvenuta nel corso dell’anno finora. Ad oggi, è una stima plausibile, peraltro condivisa”.
Per il 2018 e il 2019 Bruxelles prevede una crescita, rispettivamente, dell’1,3% e 1%: numeri lontani dalle stime governative dell’1,5%. Cosa pensa di questa diversità di numeri?
“La diversità nelle previsioni sul 2018 e 2019 ha una spiegazione tecnica. Commissione e Governo incorporano i trend economici in modo comune. Ma poi la Commissione incorpora le politiche vigenti mentre il governo include gli effetti della legge di bilancio 2018 che, secondo l’esecutivo italiano, porteranno a limare all’insù la crescita 2018. Più meno lo stesso vale – ma in misura più pronunciata – per il 2019″.
La Commissione Ue prevede, inoltre, un peggioramento del deficit strutturale nel 2019 “senza cambiamenti di politica”. Nelle scorse settimane, Bruxelles ha chiesto chiarimenti al Governo sul miglioramento dei conti pubblici, giudicando i suoi sforzi inferiori a quanto promesso. Sembra insomma che l’Ue stia premendo per un maggiore impegno da parte italiana. Quali potranno essere gli sviluppi della questione?
“Ognuno fa il suo mestiere. Per quanto persegua il suo mandato con maggiore flessibilità di indirizzo che in passato, la Commissione deve fare pressione sui governi dei paesi con deficit e debiti eccessivi (tra cui l’Italia ma anche Portogallo, Spagna e Francia) perché si adeguino alle regole europee. I singoli Paesi rispondono ad elettorati nazionali e quindi vincolano i loro sforzi di aggiustamento di bilancio alla prosecuzione della crescita economica e quindi tendono a perseguire gli obiettivi di finanza pubblica in modo ben più graduale di quanto dettato dalle regole europee”.
Leggi le previsioni della Commissione Ue sulla crescita dell’Italia