Si dice non “anti-renziano” ma fa di tutto per sembrarlo. E intanto propone un Nazareno pre-elettorale. Economia ed energia sul tavolo
di LabParlamento
Occorre combattere il pericoloso populismo grillino “con una strategia politica fatta di realismo e riformismo, con un’impronta fortemente liberale”, anche “prima delle elezioni del 2018, sfidando il centrodestra a convergere su un piano di riforme ambizioso e inderogabile“.
Carlo Calenda, in una intervista al Foglio, prova a confermarsi come la novità di un dibattito politico che, finora, sembra piuttosto monopolizzato dallo scontro tra Pd e M5S. Già nelle scorse settimane aveva smentito “voci” circa un avvicinamento al centro-destra addirittura in qualità di futuro leader della coalizione. Nel frattempo, però, proseguono le prese di posizione con una critica nemmeno troppo velata alla politica della segreteria Pd (retta da Matteo Orfini ma influenzata da Matteo Renzi) e al Governo di cui fa parte quando “accetta” i condizionamenti della stessa. Terreno preferito di polemica, l’economia, con una accentuata puntualizzazione riguardo l’esito dell’iter del Ddl concorrenza e in genere le liberalizzazioni. Ma non solo.
“Non ho nessuna agenda politica e nessuna ambizione in proprio. E non ce l’ho perché conosco i miei limiti. Non fa per me. Penso inoltre che la stagione dei governi tecnici sia finita, e aggiungo che non sono un pericoloso nemico, visto che condivido il novanta per cento di quello che ha fatto il governo Renzi”, dice tra l’altro al quotidiano.
Subito dopo però aggiunge: “Ho l’impressione che nel Pd si perda tempo attaccando provvedimenti che sono figli dell’agenda del governo precedente, dal ddl Concorrenza alle privatizzazioni, e altri come la norma antiscorrerie, che come tutti sanno non è retroattiva e che non si applica al caso Mediaset. Tutte leggi che servono per rispondere alla fragilità del nostro apparato normativo. Su questi punti, piuttosto che leggere ogni mattina retroscena e veline, sarebbe auspicabile ascoltare una parola chiara da parte dei candidati alla segreteria. Inseguire il populismo sul suo terreno, penso alle stravaganti idee di doppie valute proposte dal centrodestra, o opporre narrazioni semplicistiche e ottimistiche, sono strategie fallimentari che conducono alla sconfitta”.
“Bisogna investire sull’offerta, e dunque sulla competitività di lungo periodo del paese, piuttosto che sulla domanda attraverso tagli fiscali generalizzati che non possiamo permetterci”, sottolinea poi subito dopo. “E’ necessario premiare le aziende che investono nelle tecnologie 4.0 e nell’internazionalizzazione con incentivi fiscali automatici e non settoriali. Va definita una strategia energetica nazionale ambiziosa in tema di ambiente, ma anche orientata alla sicurezza degli approvvigionamenti e al costo dell’energia. E’ inderogabile insistere su concorrenza, liberalizzazioni e privatizzazioni per rendere il paese più giusto oltre che più efficiente. Va varata finalmente la nuova struttura della contrattazione decentrata per migliorare la produttività. Vanno messe in campo, secondo le linee già definite nel decreto Sicurezza, risposte forti all’emergenza migratoria. E si deve approvare una legge elettorale che garantisca governabilità”.
Fin qui l’intervista del ministro. Intanto, già nelle prossime ore, vedremo come finirà il confronto sul Ddl concorrenza la cui ripresa di discussione in aula Senato resta tuttora calendarizzata a partire da domani. Specie sulla norma per la fine del mercato elettrico tutelato si era registrato infatti un duro botta e risposta con Matteo Orfini che aveva espresso al riguardo forti “perplessità”. Per Calenda invece si deve andare avanti anche se con “cautela”.