Con qualche dubbio sull’effettiva destinazione delle risorse messe a disposizione dal Governo
Inizia questa settimana l’iter parlamentare del decreto di ripartizione dei fondi, di cui alla Legge di Bilancio del 2017,con cui il Governo intende distribuire, con un piano di investimenti pubblici a medio e lungo termine, la quota rimanente del fondo pluriennale istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, pari a circa 47 miliardi di euro, da impiegarsi nei prossimi 25 anni.
Dopo la firma dello scorso 29 maggio, lo schema di decreto verrà ora sottoposto all’esame della Commissione Bilancio, che avrà tempo fino al 29 giugno per esprimere il suo parere, non vincolante, sull’atto del Governo.
Annunciato in conferenza stampa con tanto di firma in diretta da parte del Presidente del Consiglio, il documento, definito “di particolare importanza” dallo stesso Gentiloni, avvia un consistente piano di investimenti pubblici, che si pone in sostanziale continuità con l’azione di Governo, già delineata nell’allegato Infrastrutture dell’ultimo Documento di economia e finanza.
Nel merito, la ripartizione dei fondi contenuta nel decreto vede in primo piano le grandi opere strutturali, in particolare quelle stradali e ferroviarie, alle quali sono assegnati oltre 20 miliardi di euro: all’interno di questo capitolo di spesa, il più consistente dei sei in cui è ripartito il fondo, rientrano anche le risorse destinate al contratto di programma tra lo Stato e RFI per i prossimi cinque anni, i fondi per il finanziamento degli investimenti da assegnare ad Anas, da poco uscita dal perimetro della pubblica amministrazione a seguito della sua fusione con Ferrovie dello Stato, e infine quelli per le infrastrutture portuali, tra cui il Mose di Venezia.
Ci sono poi le risorse, a valere sul bilancio del Ministero dell’Ambiente, per il risanamento da amianto e da altre sostanze inquinanti, la difesa del suolo, il contrasto al dissesto idro-geologico, oltre che per interventi di riduzione del rischio sismico.
Anche la messa in sicurezza e ristrutturazione degli edifici pubblici, in particolare quelli scolastici, i musei e gli ospedali, beneficia di stanziamenti cospicui, pari a circa 8 miliardi di euro e rappresentano la seconda voce di spesa per il rilancio degli investimenti.
Non è però ancora chiaro su quali opere pubbliche verranno effettivamente ripartiti i fondi messi a disposizione con il decreto governativo: a parte le anticipazioni di Gentiloni alla stampa, nell’atto di Governo non sono infatti individuate le singole infrastrutture tantomeno esiste allo stato attuale un elenco con l’indicazione delle opere e delle relative voci di spesa afferenti ai diversi Ministeri, tanto che, alla sua lettura, lo schema di decreto assomiglia più ad una ambiziosa dichiarazione di intenti, in veste programmatica, piuttosto che ad un provvedimento con cui vengono assegnate risorse già nella disponibilità dei dicasteri.
C’è da dire comunque che è la prima volta che il Governo attua una programmazione così a lungo termine, volta evidentemente ad evitare anche il rischio di lasciare grandi opere pubbliche incompiute: certo è che, in uno scenario di estrema incertezza politica come quello attuale, è difficile anche solo immaginare un piano infrastrutturale ultraventennale di tale portata.