Il Next Generation Eu rappresenta per l’Italia (e non solo) un’imperdibile opportunità di sviluppo e di riforme nonché l’occasione per riprendere quel percorso di crescita economica sostenibile e duratura frenato negli ultimi decenni da numerosi ostacoli.
Tra questi, la scarsa capacità e qualità di spesa dei fondi europei, per le quali il nostro Paese si posiziona agli ultimi posti nel Vecchio continente. Sotto questo profilo, se guardiamo al ciclo 2014-2020, su un totale di progetti per un valore pari a 101,7 miliardi di euro (di cui 93,3 derivanti dalle risorse di coesione), il 9% è stato concluso, il 5% liquidato, il 76% è in corso mentre il 10% non è stato ancora avviato.
Un’esperienza dalla quale emerge un passato di frammentazione degli interventi, di procedure complesse, di lentezza nelle realizzazioni e di scarso coordinamento fra iniziative straordinarie e ordinarie.
La macchina della pubblica amministrazione, per come è attualmente concepita e strutturata, non sembra in grado di gestire uno sforzo così ampio e profondo (e soprattutto con tempi ristrettissimi) come richiesto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che presuppone un significativo supporto tecnico a cui le società di consulenza, fucina di competenze e professionalità e da sempre al servizio di processi complessi di cambiamento e trasformazione, possono fare fronte.
Sono questi alcuni degli elementi che emergono dal paper intitolato “L’Italia che riparte. Il ruolo della consulenza per attuare il Pnrr”. L’indagine, curata dal team di ricerca dell’Istituto per la Competitività (I-Com), è stata presentata nel corso di un webinar organizzato da I-Com, Assoconsult e ASLA, al quale hanno partecipato, oltre al presidente I-Com Stefano da Empoli, la coordinatrice della segreteria tecnica del Pnrr Chiara Goretti, l’amministratore delegato di Consip Cristiano Cannarsa, il presidente di Assoconsult Marco Valerio Morelli, il delegato di ASLA e partner CBA Stefano Petrecca e il vicepresidente vicario di ANCI Roberto Pella.
Il paper sottolinea la necessità di promuovere un coordinamento efficiente e dinamico tra i vari centri di responsabilità che al momento presentano diverse criticità. Agli enti locali, nello specifico, dovrebbero essere rivolti programmi di supporto che ne incrementino in modo significativo e tempestivo le capacità operative sui temi del procurement, della pianificazione, del project management, del monitoraggio e, più in generale, della gestione degli investimenti. “Un tema estremamente importante da questo punto di vista è quello delle competenze”, ha dichiarato il presidente I-Com Stefano da Empoli, secondo cui “la riorganizzazione dei processi in ottica di semplificazione e l’introduzione di soluzioni digitali più evolute saranno in grado di velocizzare sia l’attuazione dei progetti sia la fruizione da parte dei cittadini e delle imprese dei nuovi asset e dei servizi erogati”.
Sotto questo profilo, il mondo della consulenza può mettere in campo le sue competenze trasversali e verticali. Le prime maturate su progetti ad alta complessità, interdisciplinari e con diversi stakeholder nazionali e internazionali, pubblici e privati, finanziari e industriali mentre le seconde legate all’execution di programmi settoriali in linea con le missioni del Pnrr e alla capacità di benchmarking con le migliori esperienze pubbliche e private degli altri Paesi europei e del resto del mondo.
“Sappiamo tutti che quella del Pnrr è un’opportunità irripetibile di rilancio per il Paese”, ha sottolineato il presidente Assoconsult Marco Valerio Morelli. Che ha poi continuato: “Il settore della consulenza ha un ruolo determinante in questa fase, trasferendo valore e competenze che da anni sono la cifra distintiva del mercato dei servizi professionali, che insieme alla velocità di esecuzione possono contribuire alla realizzazione dei programmi del Recovery Plan”.
Il paper I-Com evidenzia come il Pnrr costituisca in realtà una sfida di rilievo anche (e soprattutto) per le stesse società di consulenza: gli permetterà infatti di passare da una posizione di supporto alla macchina operativa a un’ottica più propriamente amministrativa, lavorando per obiettivi da conseguire e non più solo per rendicontare le attività da svolgere.
Un salto di qualità che le farà uscire da una logica improntata tutta sulle procedure e aderire, invece, a una nuova modalità di lavoro che non sembra ancora trovare riscontro nelle prassi amministrative, dove gli indirizzi giuridici e contabili seguono ancora logiche erogative di assistenza tecnica intese come mera fornitura di un “servizio di manodopera”.