Le investiture nelle aziende di Stato irrompono nel dibattito tra i partiti. Gentiloni si muove, M5S sta sul chi vive
Questa settimana gli occhi di molti non guarderanno soltanto verso il colle più alto di Roma dove domani Sergio Mattarella darà avvio alle consultazioni, ma anche alle diverse aziendedi Stato e società partecipate la cui nomina dei futuri vertici è legata alle sorti del nuovo esecutivo.
Cifre da capogiro quelle delle aziende pubbliche, un universo di circa 350 realtà. La parte del leone, come ovvio, è svolta dalle società direttamente o indirettamente partecipate dal Ministero dell’Economia, tra cui spiccano ENI, ENEL, GSE, RAI, insieme all’intera costellazione delle società legate a Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti, tutte in scadenza quest’anno.
Piatto ricco a cui l’attuale Governo guidato da Paolo Gentiloni, ancora in carica per il disbrigo degli affari correnti, pare non voler rinunciare, specie se lo stallo nelle trattative per la formazione di una nuova compagine governativa dovesse prolungarsi (c’è chi giura che bisognerà attendere almeno sino all’esito elettorale delle regionali in Friuli e Molise del 29 aprile prossimo).
Appena qualche giorno fa, infatti, l’esecutivo uscente ha nominato Mariangela Zappia ambasciatrice italiana presso le Nazioni Unite. Uno sgarbo istituzionale che si aggiunge al «caso Saipem»: nel rinnovo dei vertici della controllata dell’ENI il governo in uscita sembra procedere con passo deciso all’individuazione di alcuni nomi per la guida della società, senza il coinvolgimento delle forse uscite vincenti lo scorso 4 marzo.
Davvero troppo per i 5 Stelle che, per bocca del designato ministro dell’economia Andrea Roventini ha espresso tutta l’amarezza per le decisioni del governo uscente dettando, nel contempo, la futura linea politica nel delicato campo delle investiture pubbliche: «Nei casi in cui la nomina dei vertici d’imprese di rilievo nazionale non possa attendere la nascita del nuovo governo, come nel caso di Saipem (le liste del CdA vanno presentate entro il 9 aprile, ndr), sarà necessario procedere con intese di carattere generale che coinvolgano l’esecutivo uscente e l’attuale Parlamento nel quadro degli obiettivi delle nostre istituzioni democratiche e dei criteri sopra enunciati».
Secondo l’esponente grillino il dossier delle nomine di Stato non è da intendersi come un terreno di conquista ma, al contrario, come un’occasione di valorizzazione del merito delle eccellenze imprenditoriali di casa nostra. Maggiore trasparenza e spazio al merito, dunque, nel management statale. E per il transitorio, maggiore collegialità nelle scelte. A partire dal rinnovo dell’Autorità per l’Energia.
Prove di dialogo in corso per il rinnovo dei vertici dell’ARERA: secondo i ben informati, il trilogo M5S-Centro destra-PD è già partito, e vedrebbe l’assegnazione di due posti ai pentastellati, due a Lega e Forza Italia e uno alla compagine renziana.
Dal modello usato per Saipem, però, a quello che si vorrebbe usare per Cassa Depositi e Prestiti, il passo è breve. La principale partecipata del MEF fa gola a molti, ma il progetto del Movimento, sul punto, è chiaro. A partire dal j’accuse di Roventini sulla conduzione dell’istituto di via Goito, criticato per essere stato spremuto dai diversi governi e dagli organi dirigenti, utilizzato piùper operazioni industriali prive di ogni logicaeconomica che per interventi strategici nel campo dell’industria nazionale.
Nuovo corso in vista, dunque, per la Cassa che gestisce i 250 miliardi di risparmi postali degli italiani. A partire dallo slittamento dell’assemblea, prevista per il prossimo giugno, e durante la quale si battezzerà la guida per i prossimi tre anni. La riconferma dell’attuale AD Fabio Gallia sembra ormai difficile, mentre il Presidente Claudio Costamagna (nome scelto dalle fondazioni bancarie che partecipano al capitale di CDP) sembra avere qualche speranza in più di essere riconfermato. Possibili alternative potrebbero essere Dario Scannapieco (vicino a Mario Draghi) oppure la scelta di una crescita interna capace di mettere d’accordo tutti (si parla di Salvatore Sardo, attuale CFO o Fabrizio Palermo, a capo delle finanze della Cassa).
Per questo e altro, nei giorni scorsi,sono stati organizzati diversi summit in casa M5S per sondare possibili avvicendamenti da proporre alla guida della società, con il chiaro intento di dare priorità alla meritocrazia e all’esperienza. Basterà ciò per dire finalmente addio al poltronismo di Stato?