La prima Commissione deve ancora eleggere il sostituto della ministra Finocchiaro. Pesano il Congresso Pd e le difficoltà della maggioranza
Nulla di fatto per l’elezione del nuovo presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, carica vacante da quando (nel dicembre 2016) Anna Finocchiaro è stata chiamata da Paolo Gentiloni a ricoprire il ruolo di ministra per i rapporti con il Parlamento. Da calendario, la prima Commissione di Palazzo Madama avrebbe dovuto procedere all’elezione il 29 marzo, ma la seduta prevista nella giornata di ieri non ha più avuto luogo, e allo stesso modo non risultano riunioni odierne della Affari costituzionali.
L’assenza del presidente di una Commissione così importante nell’assetto parlamentare italiano (a titolo di esempio, se matureranno le condizioni sarà l’Affari costituzionali di Palazzo Madama a occuparsi del dossier riforma elettorale) non influisce solo sui lavori dell’organo stesso, al momento portati avanti dai vicepresidenti Salvatore Torrisi (Alternativa popolare) e Claudio Fazzone (Forza Italia), ma rappresenta con chiarezza la fase di difficoltà che sta attraversando la maggioranza a sostegno dell’Esecutivo, soprattutto per quanto riguarda il Partito democratico.
In linea di principio la guida della Affari costituzionali dovrebbe spettare al Pd, che, oltre ad averne espresso fino a pochi mesi fa il presidente, costituisce il Gruppo di maggioranza relativa in Commissione (con 8 membri sui 30 totali). Gruppo, che ha di recente eletto Giorgio Pagliari come suo presidente. Tuttavia, la concomitanza del Congresso dem rende difficile scegliere un candidato tra gli esponenti di un Partito da sempre frazionato in correnti e componenti varie, tanto che neanche la presenza in Commissione (come sostituto della stessa Finocchiaro) del capogruppo in Aula Luigi Zanda ha portato a risolvere la situazione. Di conseguenza, non ci sarebbe da stupirsi se anche la soluzione di questa partita fosse legata all’esito delle primarie Pd del prossimo 30 aprile.
Parallelamente alle divisioni nel Gruppo di maggioranza relativa, va inoltre segnalata l’esiguità dei numeri della maggioranza in Commissione Affari Costituzionali. Allo stato attuale, infatti, i 2 senatori di Mdp Doris Lo Moro e Maurizio Migliavacca risultano decisivi per la tenuta dei sostenitori del Governo Gentiloni, che in loro assenza si troverebbero in condizioni di assoluta parità (14 a 14) con i rappresentanti delle forze di opposizione. Data la tensione dei rapporti tra gli scissionisti Pd e i vertici dem, una situazione di questo tipo non agevola di certo l’elezione del nuovo presidente, né lascia presagire un tranquillo svolgimento dei lavori della Commissione nei prossimi, e ultimi, mesi della Legislatura.
Un autentico groviglio, dunque, sulla falsa riga di quanto avvenuto più volte a partire dalle elezioni senza vincitori del 2013, fino ad arrivare alla frammentazione del quadro politico cui stiamo assistendo dal giorno dopo il referendum costituzionale. Almeno in questa circostanza, l’auspicio è che i partiti trovino quanto prima una soluzione all’impasse.