È ormai prossima l’entrata in vigore delle nuove disposizioni, con diversi compiti a carico del Garante. Che intanto si rafforza prevedendo 37 nuove assunzioni
Proprio mentre la Procura di Roma apre un fascicolo sul dibattuto caso Facebook-Cambridge Analytica riguardo al possibile coinvolgimento di oltre 30 milioni di utenti italiani presenti sul social più diffuso del mondo, tutto sembra pronto per l’avvio di una nuova stagione normativa in relazione al delicatissimo tema della privacy. O quasi.
Il 25 maggio entreranno in vigore le disposizioni di diritto europeo in materia di tutela dei dati personali, norme che sostituiranno in toto il vigente Codice della riservatezza di cui al d.lgs. n. 196/2003. Ma tutto ciò non sembra ancora sufficiente a garantire un pieno diritto alla riservatezza. Accanto al nuovo Regolamento Ue 679/2016 (noto come GDPR, General Data Protection Regulation) continueranno a coesistere diverse norme interne, molte delle quali risultano oggi incompatibili con le nuove regole dettate da Bruxelles. Da qui l’urgente necessità di sfoltire il vasto parterre normativo contrario alle nuove disposizioni, attraverso un apposito decreto in corso di stesura a Palazzo Chigi in questi giorni.
Come già riportato da LabParlamento, infatti, il Consiglio dei Ministri di giovedì scorso ha dato il via libera alla bozza di decreto che adegua la normativa nazionale alle disposizioni contenute nel GDPR. Ma il tempo stringe e il Governo, nonostante la particolare fase politico-parlamentare in corso, dovrà traguardare entro il 25 maggio il provvedimento finale, pena la coesistenza di norme di dubbia conciliabilità con il quadro comunitario. Vanno sollecitati, dunque, i molti pareri richiesti dalla legge, come quelli del Consiglio di Stato, delle commissioni parlamentari competenti (ancora non costitute) e del Garante della privacy, a cui spetta il giudizio su tutto ciò che riguarda tale materia.
Proprio su quest’ultimo le nuove regole avranno un particolare impatto. Il Garante per la protezione dei dati personali, autorità amministrativa indipendente, svolge il delicatissimo ruolo di assicurare il corretto trattamento dei dati e il rispetto dei diritti delle persone connessi all’utilizzo delle informazioni personali.
Per il vigilante di Piazza Montecitorio iniziano tempi di duro e intenso lavoro. Le nuove attribuzioni in capo all’authority presieduta da Antonello Soro risulteranno molteplici e, per far questo, ci sarà bisogno di maggiori (e più incisivi) strumenti rispetto al passato.
Per controllare che i trattamenti dei dati personali siano conformi alle nuove leggi servono occhi e mani esperte. L’attuale organico dell’Autorità è già in forte sofferenza e, senza un aumento della pianta organica,difficilmente nei prossimi mesi si riuscirà a tenere testa alle oltre 5.000 segnalazioni e reclamiche ogni anno giungono agli arbitri della riservatezza, a cui si sommano ordinanze, ingiunzioni, comunicazioni all’autorità giudiziaria, ricorsi e verifiche preliminari. Solo per fare un esempio, nel 2016 le risposte a quesiti o interpelli hanno superato la soglia dei 24.000 responsi.
Davvero troppo per i 125 componenti dell’Autorità che, da tempo ormai, hanno segnalato all’esecutivo tale situazione, preoccupazione raccolta quest’anno dal Governo che, nella bozza del decreto deliberato giovedì, ha autorizzato l’assunzione di altri 37 esperti, portando così a 162 il totale dei dipendenti da qui al prossimo immediato futuro.
L’aumento della dotazione umana del garante lascia ben sperare, anche se ognuno, nel grande scacchiere della privacy, dovrà giocare (e bene) la sua parte. Da qui i recenti sforzi dell’Autorità nell’educazione digitale e alla diffusione della conoscenza sulle regole di data protection, azioni ritenute basilari per lo sviluppo di una nuova sostenibilità sociale.