Il provvedimento istituisce un registro pubblico obbligatorio e contrasta il fenomeno delle revolving doors
Nella seduta dell’11 luglio il Consiglio regionale della Puglia ha approvato con 34 voti a favore e 9 contrari la legge che disciplina l’attività di lobbying presso i decisori pubblici. Il provvedimento arriva dopo quelli già varati da Toscana, Abruzzo, Lombardia e altre regioni, a testimonianza della estrema frammentazione del fenomeno, non solo a livello nazionale.
Nello specifico il provvedimento, a firma del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, regola l’attività di rappresentanza dei gruppi di interesse presso i decisori pubblici al fine di dare piena attuazione al Titolo III dello Statuto della Regione, in base al quale viene riconosciuto il valore della partecipazione attiva e consapevole dei cittadini quale elemento essenziale della vita pubblica democratica. La legge mira, inoltre, a promuovere il rapporto tra società e istituzioni, oltre ad essere funzionale all’attuazione dei principi in materia di anticorruzione.
Il testo si compone di 12 articoli e definisce in maniera precisa l’attività di lobbying e la natura dei gruppi di interesse particolare, oltre a individuare la lista dei decisori pubblici le caratteristiche dei processi decisionali pubblici. L’articolo 4 indica lo strumento principale di attuazione delle finalità legislative, ovvero il Registro pubblico nel quale i rappresentanti di gruppi di interesse particolare sono tenuti ad iscriversi. Proprio questo articolo è stato integrato con alcuni emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle, che ha votato a favore del provvedimento. L’articolo 10 elenca una serie di ipotesi di incompatibilità in linea con le previsioni delle normative nazionali anticorruzione, in modo da evitare il fenomeno delle revolving doors.
L’approvazione della legge pugliese, se da una parte si inserisce nel solco di una maggiore trasparenza, dall’altra rappresenta una ulteriore complicazione del quadro regolatorio italiano, già estremamente variegato anche a livello nazionale. Le iniziative non si contano: si va dal Registro per la trasparenza del Ministero dello Sviluppo Economico, a quello istituito dalla Camera dei deputati, alle misure del Ministero dell’Agricoltura; fino ad arrivare alle iniziative personali come l’agenda pubblica degli incontri del Vice Ministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini, passando per le decine di disegni di legge presentanti il Parlamento. Ultimo in ordine di tempo il Registro pubblico dei portatori di interesse istituito dal Ministero per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione.
Non tutte le forze politiche hanno accolto la legge con entusiasmo. Il presidente del Gruppo regionale di Direzione Italia, Ignazio Zullo, ha infatti dichiarato che “tutti i portatori di interessi legittimi che vogliono interloquire con un decisore pubblico regionale devono prima essere schedati. Qualora non lo facessero e l’incontro si tenesse a pagarne le conseguenze sarebbe solo il ‘lobbista’. E il decisore pubblico?”. Per il presidente del gruppo Alternativa Popolare, Giannicola De Leonardis, “il voto contrario alla legge sulle lobbies è stato dettato dalla convinzione che sia una semplice legge- bandiera, che non fa altro che ribadire le prerogative dei consiglieri regionali, che si possono e devono esercitare tra l’altro anche nelle commissioni e nell’aula”. Così il consigliere regionale di Forza Italia, Nino Marmo: “Come direbbero i giovani: Emiliano si è fatto un film. Si è fatto il film di essere il presidente degli Stati Uniti d’America, dove le lobby e i poteri forti esistono e operano sottotraccia”.