Mentre si discute del piano industriale e di quello ambientale dell’ex Ilva, è stato approvato dal Consiglio regionale pugliese il testo che prevede di utilizzare gli indicatori di Benessere equo e sostenibile (BES) per analizzare gli effetti delle scelte economiche sul benessere collettivo
Tutta Italia, in questi giorni, guarda la Puglia. Per diversi motivi.
Da un lato perchè in Puglia c’è Taranto e a Taranto c’è (o forse c’era) l’ex Ilva. Da un altro lato, perchè la Puglia, anche se in pochi lo sanno, è stata la prima regione italiana ad approvare una legge che prevede di utilizzare gli indicatori di Benessere equo e sostenibile (BES) per analizzare gli effetti delle scelte economiche sul benessere collettivo.
Il 23 ottobre scorso, infatti, il Consiglio regionale pugliese ha approvato a maggioranza la proposta di legge “Il benessere equo e sostenibile (BES) a supporto della programmazione finanziaria e di bilancio regionale”, a firma del consigliere Gianni Liviano.
La legge prevede la definizione degli indicatori di benessere equo e sostenibile (Bes) a supporto della programmazione finanziaria e di bilancio regionale, ricalcando quindi quanto avvenuto a livello nazionale con l’introduzione della riforma della legge di contabilità n.196 del 2009, operata dalla legge n.163/2016.
È prevista altresì, nella legge, l’istituzione di un Comitato scientifico presso l’Ufficio statistico regionale, presieduto dall’assessore al Bilancio o da un suo rappresentante delegato.
Alla luce di questa novità, la Regione Puglia, a partire dal Documento di economia e finanza regionale, Defr, del triennio 2021-2023, dovrà predisporre un documento allegato in cui saranno riportati l’andamento degli indicatori di benessere equo e sostenibile selezionati e definiti dal Comitato regionale e le previsioni sulle loro evoluzione sulla base delle misure previste per il raggiungimento degli obiettivi strategici individuati nel Defr. Gli indicatori nazionali sono 12 (anche se finora il Ministero dell’Economia è riuscito a presentare le proiezioni triennali solo per quattro), ma il Comitato regionale dovrà “integrarli e adattarli al contesto regionale”.
Ed in verità anche sul piano regionale i primi dati inseriti e considerati (quelli inseriti nel Defr 2019 – 2021) non sono completi. Sono stati inseriti infatti i valori di otto domini sui dodici totali individuati dal Comitato nazionale, visto che non è ancora disponibile una adeguata disaggregazione territoriale per i quattro mancanti.
Nonostante ciò, dal documento predisposto si rileva che la Puglia è in affanno rispetto alla media “Bes” a livello nazionale, ma emerge anche che rispetto al Mezzogiorno, la Regione guidata da Michele Emiliano, sta mediamente meglio per quanto riguarda i domini ‘Reddito e disuguaglianza’, ‘Salute’, ‘Soddisfazione per la vita’, e ‘Condizioni economiche minime’.
La norma pugliese, frutto anche del lavoro svolto dalla Camera di Commercio di Taranto, dal Politecnico di Bari e dal Centro di cultura Lazzati, rappresenta quindi il primo passo verso la definizione di una strategia regionale per lo sviluppo sostenibile coerente con quella nazionale e con l’Agenda 2030 ed è in linea con quanto fatto nel settembre 2015 dalle Nazioni unite in occasione dell’approvazione dell’Agenda Globale 2030 per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 obiettivi.
E forse, il fatto che questa prima norma regionale arrivi dalla Puglia, non è un caso.
O almeno questa è la speranza dei più.