Da una parte un voto il cui esito resta incerto, dall’altra il via definitivo o meno alla nuova grande coalizione, con effetti importanti per l’Europa
di LabParlamento
I destini italo-tedeschi, per una strana combinazione della sorte, si giocheranno lo stesso giorno: il prossimo 4 marzo. In quella domenica, infatti, nel nostro Paese si aprono e si chiudono le urne per una delle tornate elettorali più incerte delle ultime legislature. In Germania, invece, si conosceranno i dati definitivi sulla consultazione tra gli iscritti alla Spd, lanciata da Martin Schulz per vidimare il nuovo accordo di grande coalizione con la Cdu di Angela Merkel (la cui Direzione è convocata lo stesso giorno) ed i bavaresi della Csu.
Va da sé che per i tedeschi si tratta di uno spartiacque. Se ci sarà un “no” (per quanto al momento imprevisto), arriveranno una brutta crisi e altre elezioni. Ma se la quarta GroKo (Grosse Koalition) vedrà la luce (come pare ai più), in base agli accordi finora negoziati, si tratterebbe di una svolta per l’Europa e anche per l’Italia. Con due esponenti Spd in ministeri chiave come gli Esteri (lo stesso Schulz) e soprattutto le Finanze, perno decisivo almeno finora della rigida politica di austerity sposata da Berlino. Ma soprattutto con una linea fortemente sociale ed europeista che si rivelerebbe, probabilmente, la spinta finale alla riforma dei Trattati in senso federalista voluta da Merkel con la Francia di Macron, centrata su interventi nel settore finanziario ma non solo.
Spartiacque però sarà anche per il nostro Paese che, a sua volta, a quel punto, si troverà ad aver deciso (quantomeno a livello di voti espressi) da che parte stare. In gioco evidentemente proprio il modo di stare in Europa, con conseguenze anche immediate tutte da valutare a livello economico e politico. E un treno, quello franco-tedesco, che si fermerà solo pochi minuti per far salire gli altri passeggeri. E poi ripartirà.