Italiani popolo di santi, navigatori e… botulinati. Secondo i dati diffusi recentemente dal Presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica (SICPRE) Francesco Stagno d’Alcostres, sulle quasi 700 mila prestazioni mediche effettuate in Italia mediamente ogni anno, le procedure “non chirurgiche” sono 385 mila, a fronte di 238 mila prestazioni effettuate con bisturi e sutura.
Anche utilizzando i dati dell’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (ISAPS), si conferma la volontà degli italiani di essere “belli” a tutti i costi, anche se madre natura non è stata prodiga di zigomi e nasi e mascelle: nel 2021 il nostro Paese è stato il quinto paese mondiale per numero di interventi di chirurgia estetica. A destare perplessità, però, è il numero di giovani ragazzi che si sono sottoposti a interventi di bellezza: secondo le evidenze della SICPRE, infatti, aumentano le richieste di intervento da parte degli adolescenti. Tra i ritocchini più richiesti interventi alle labbra, la chirurgia palpebrale e blefaroplastica e la rinoplastica, che sta segnando un vero e proprio boom.
E a proposito di “boom”, negli Stati Uniti si parla proprio di “Zoom Boom”, ovvero il fenomeno legato al post pandemia per cui molti giovani – specchiatisi continuamente per quasi due anni sulla popolare piattaforma di videocall Zoom (ma non solo) si sono percepiti imperfetti (spinti anche dall’ideale estetico standardizzato e pompato quotidianamante dai social media) e, da qui, la corsa al chirurgo plastico. Ed è così che la Generazione Z (i nati tra il 1995 e il 2010) rappresentano i nuovi pazienti che affollano gli studi medici, chiedendo di somigliare ai propri selfie arricchiti da “filtri bellezza”, un’ossessione che sta contagiando giovani e giovanissimi, bombardati da continue immagini sul web di stereotipi di bellezza non proprio naturali.
Una vera patologia, quella dei selfie, così come denunciata dall’Associazione americana di psichiatria, che ha catalogato la dipendenza sviluppata dall’autoscatto tra i nuovi disturbi mentali, conseguenza della dismorfobia (ovvero la paura di essere brutti o deformi). E i numeri, recentemente snocciolati al convengo Hair&Nail and Anti-Aging tenutosi a Capri lo scorso anno, lo confermano: Il 73% degli adolescenti italiani ha ammesso di aver subito qualche forma di intervento estetico, dai meno invasivi come trattamenti dell’acne, rimozione dei peli superflui o delle smagliature, sino a interventi più importanti come aumento del volume delle labbra, correzione estetica delle orecchie e il classico aumento del seno.
Assistiamo, dunque, ad un acceleramento e ad un’anticipazione delle consuete tappe: se prima era la popolazione adulta a voler apparire più giovane, oggi sono sempre più giovani che vogliono inserire il loro corpo nella cornice perfetta di quello che Instagram chiede, ovvero corpi perfetti e senza difetti.