Nella corsa al Colle sarà fondamentale non mettere in discussione la governabilità del Paese, soprattutto per il 2022, anno cruciale per la ripresa dell’Italia con la complessa partita dei fondi del Pnrr da gestire. A sostenerlo è il senatore della Lega, Manuel Vescovi, che in un’intervista con LabParlamento rilancia il tema delle riforme e il progetto degli Stati Uniti d’Italia, con il presidenzialismo ‘spinto’ all’americana.
Senatore Vescovi, il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha annunciato che sottoscriverà la petizione del partito di Giorgia Meloni sul presidenzialismo. Si tratta di una sua battaglia, è soddisfatto?
E’ una battaglia che noi della Lega abbiamo a cuore da sempre e siamo contenti se il centrodestra è unito sulla strada delle riforme e sulla realizzazione di un impianto istituzionale che garantisca la governabilità del Paese, portando giustizia, equità ed efficienza in una fase cruciale per il mondo intero, nella quale servono risposte incisive alle sfide che la pandemia e la crisi economica hanno lanciato.
In Parlamento però la sua proposta di riforma costituzionale per istituire gli Stati Uniti d’Italia è ferma. Ci spiega di cosa si tratta e perché dovrebbe migliorare anche i conti pubblici del nostro Paese?
Il modello che abbiamo in mente è quello degli Stati Uniti d’America, quindi un passo in avanti rispetto al presidenzialismo europeo. Nella proposta della Lega i cittadini eleggono il Presidente della Repubblica che è anche il capo del Governo, resta in carica per cinque anni: un modello di stabilità e di garanzia per l’unità nazionale.
In concreto cosa cambierebbe per gli italiani?
Noi puntiamo sull’elezione diretta del presidente e sull’autonomia regionale che prevede per i cittadini una fiscalità semplificata. In pratica il contribuente avrà tre semplici pagamenti diretti: al Comune una tassa il cui limite massimo previsto è del 5%, allo stato membro, che sarebbe la Regione di residenza, andrebbe al massimo il 15% e allo Stato Federale il 10%. Il tutto per un limite massimo del 30% di tassazione.
Parliamo della corsa al Colle. Non crede che ad un mese dall’elezione del nuovo Capo dello Stato tornare a parlare di riforme costituzionali possa minare il dialogo fra i partiti?
Il tema delle riforme strutturali per l’Italia dovrebbe essere al centro dell’agenda del Paese, qualunque sia il governo a guidarlo. E non siamo noi a dirlo, basta vedere i ripetuti moniti che arrivano da Bruxelles e anche le difficoltà che il nostro sistema burocratico sta incontrando nella gestione dei fondi del Pnrr. Senza una riforma radicale che miri all’efficienza e alla governabilità è difficile dare un futuro migliore ai nostri giovani.
Lei è fra quelli che vedrebbe bene Mario Draghi al Quirinale o meglio assecondare i desiderata di Berlusconi e lasciare Supermario alla guida del governo per gestire le risorse del Pnnr?
Dico che oggi è difficile individuare un nome ma bisogna certamente scegliere una personalità in grado di garantire una governabilità per tutto il 2022, che sarà uno degli anni più importanti nella storia della nostra Repubblica, considerando anche la pandemia da sconfiggere e la gestione delle risorse enormi che l’Europa ha stanziato per noi.
Infine, ce lo lasci chiedere. “Stati Uniti d’Italia” è il grimaldello per ‘secessionismo’ delle regioni del Nord a discapito del Mezzogiorno?
Mi fa piacere risponderle che Stati Uniti d’Italia può e sarà certamente il grimaldello per far sviluppare le regioni del Sud. Se ci pensiamo bene è da 70 anni che abbiamo seminato in un modo e non abbiamo ottenuto nulla, cambiamo il modo di semina e sono certo che otterremo qualcosa.