Trasformare i sistemi alimentari mondiali rendendoli più inclusivi, equi e sostenibili può sembrare una sfida insormontabile, eppure esistono azioni concrete che i leader politici possono intraprendere. E’ quanto si legge nel nuovo rapporto pubblicato ieri dal Fondo Internazionale delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Agricolo (IFAD).
“Viviamo in un mondo pieno di profonde e ingiuste contraddizioni. Ci sono 800 milioni di persone che soffrono la fame e al tempo stesso tassi elevati di obesità. Le diete sane e nutrienti sono costose, eppure molti piccoli agricoltori sono poveri. Le attuali pratiche agricole per la coltivazione di alimenti non fanno bene all’ambiente. È evidente che abbiamo bisogno di una rivoluzione. Una rivoluzione tanto radicale da stravolgere completamente le precedenti versioni dei nostri sistemi alimentari”, ha dichiarato la dottoressa Jyotsna Puri, vicepresidente associato del Dipartimento Strategia e Conoscenze dell’IFAD, che ha curato la pubblicazione del Rapporto sullo Sviluppo Rurale, lo studio di punta dell’IFAD.
Puri considera il Vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari, che si svolgerà questa settimana, come un momento decisivo per impegnarsi a un cambiamento reale, anche grazie al Rapporto sullo Sviluppo Rurale che offre ai governi indicazioni sulle azioni concrete da intraprendere a tal fine.
Il rapporto, Trasformare i sistemi alimentari per una prosperità rurale, sottolinea l’importanza di concentrare gli investimenti e sviluppare politiche mirate sulle catene alimentari del valore nelle aree rurali, in modo che tutti possano avere accesso a un’alimentazione adeguata e nutriente senza arrecare danni all’ambiente, e tutti i produttori di alimenti possano avere un reddito dignitoso.
La maggior parte delle persone che vivono nelle aree rurali si guadagnano da vivere con la piccola agricoltura, che è una fonte essenziale di cibo a livello nazionale e globale. Infatti, gli appezzamenti agricoli fino a due ettari producono il 31 per cento del cibo del mondo, sfruttando meno dell’11 per cento delle terre coltivate.
Ecco alcune delle raccomandazioni principali del rapporto:
Investire maggiormente nelle aziende agricole e nelle piccole e medie imprese locali (PMI) che promuovono attività successive alla produzione, quali stoccaggio, trasformazione. Commercializzazione e distribuzione degli alimenti. Privilegiando le imprese e la manodopera locali, aumenteranno le opportunità di lavoro, in particolare per le donne e per i giovani, dando al tempo stesso ai piccoli agricoltori la possibilità di accedere a mercati nuovi e diversificati.
Rendere disponibili innovazioni (come le soluzioni basate sulla natura e l’agroecologia) e accessibili le tecnologie digitali per aumentare la produzione dei piccoli agricoltori, in modo da renderli resilienti al cambiamento climatico, incentivando tecniche di coltivazione sostenibili e a basso impatto ambientale.
Sviluppare e promuovere sistemi per stabilire i prezzi degli alimenti che rispecchino appieno il costo reale della produzione, compreso un compenso agli agricoltori per i servizi che svolgono a tutela degli ecosistemi, ad esempio mantenendo il terreno fertile e i parassiti sotto controllo.
Promuovere l’accesso a cibi nutrienti a un costo contenuto. Attualmente, almeno 3 miliardi di persone non possono permettersi un’alimentazione sana. Per cambiare questa situazione, occorre concentrarsi sull’educazione alimentare, mettere le donne in condizione di prendere decisioni autonome riguardo all’alimentazione e promuovere politiche governative più incisive per regolare e indirizzare le scelte dei mercati. I governi possono utilizzare strumenti di mercato, sostegno ai redditi e acquisizioni pubbliche per incentivare il consumo di alimenti ricchi di sostanze nutrienti.
Impegnarsi a riequilibrare il commercio e le politiche mondiali per correggere gli squilibri di potere. L’attuale concentrazione di potere all’interno dei sistemi alimentari rende necessario ripensare le regole e gli accordi commerciali a beneficio delle popolazioni rurali dei paesi in via di sviluppo. I mercati alimentari devono essere accessibili per le popolazioni rurali, e a condizioni eque. Vanno introdotti incentivi per promuovere pratiche agricole basate su metodi naturali e alimentazioni sane, a base di prodotti locali.
“Sappiamo che cosa va cambiato per rendere la produzione, la commercializzazione e il consumo del cibo equi e sostenibili, dando a tutti la possibilità di alimentarsi in modo sano a prezzi accessibili. Questo rapporto lo dimostra con prove solide e raccomanda azioni specifiche. Adesso servono gli investimenti e la volontà politica di agire”, ha dichiarato Puri.
Negli ultimi 70 anni, la promozione dell’agricoltura industriale, per produrre un maggior numero di calorie a basso costo, ha comportato un aumento della malnutrizione, maggiori sprechi alimentari e costi ambientali altissimi. I sistemi alimentari sono responsabili del 37% delle emissioni di gas serra e sono anche estremamente vulnerabili al cambiamento climatico.
Il Vertice sui sistemi alimentari del 23 settembre, sotto la guida del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, mira a ottenere impegni all’azione concreti da parte di capi di stato e altri leader per trasformare i sistemi alimentari mondiali. Rappresenta il culmine di 18 mesi di lavoro con governi, produttori di alimenti, società civile e imprese per definire come trasformare il nostro modo di produrre, lavorare e consumare il cibo.