Cresce l’occupazione, si riducono i contratti a tempo indeterminato. Boeri: “Aspetti positivi” nel decreto dignità. Immigrati necessari per pagare le pensioni
Di Stefano Bruni
L’occupazione cresce, ma è a tempo determinato. Parola di Tito Boeri. Questo il messaggio, sul fronte dell’occupazione, lanciato dal Presidente dell’Inps, in occasione della presentazione del Rapporto annuale dell’Istituto Nazionale di previdenza.
Nel 2017 il numero di occupati ha continuato a crescere, confermando il trend degli ultimi anni, da quando sul finire del 2013 il numero degli occupati ha toccato il minimo post 2007. Ma all’interno di questa crescita si registra la contrazione, da 14,1 milioni a 13,8 milioni, del numero dei lavoratori a tempo indeterminato. Sono diminuiti di numero (-1,9%), ma non solo: nonostante il leggero incremento delle giornate lavorate pro capite (+0,9%) è diminuito anche il monte complessivo di giornate lavorate (-1,1%). Si è ridotto inoltre il numero di lavoratori a tempo indeterminato impegnati per frazioni di anno, e quindi coinvolti in movimenti di entrata o di uscita, quantomeno dalla stessa tipologia contrattuale.
È salita, per contro, l’occupazione a termine passando da 3,7 milioni a 4,6 milioni, ma è aumentato dello 0,5% anche il numero di lavoratori impiegati full year, sia part time sia full time.
Analizzando poi le singole tipologie contrattuali, si registra la performance del lavoro intermittente (+73% di occupati e + 66% in termini di giornate lavorate) così come livelli significativi di crescita contraddistinguono comunque tutte le tipologie a termine, tranne che nel caso dei lavoratori stagionali per i quali la dinamica positiva si ferma al di sotto delle due cifre.
Quindi saldo positivo, in generale, ma cambiamenti nella “qualità” dell’occupazione, a due giorni dalla approvazione del “decreto dignità” fortemente voluto dal Ministro Di Maio e considerato da Boeri un decreto con “aspetti positivi”: “avevo già sottolineato come il decreto Poletti fosse in contraddizione con il contratto a tutele crescenti. Quel contratto a tempo determinato” – spiega Boeri – “era tale da scoraggiare le imprese ad assumere a tempo indeterminato”. “Quello che fa il decreto dignità nel ridurre la durata massima di questi contratti e alzare gli oneri” – osserva – “mi sembra giusto. Ciò di cui sono meno convinto è l’idea di irrigidire anche i contratti a tempo indeterminato”, ha concluso Boeri.
Ma mentre Di Maio porta a casa una sostanziale sufficienza rispetto al suo operato da Ministro, lo stesso non accade per l’altro “pezzo da novanta” del Governo Conte, il Ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Boeri ha infatti affermato (non è la prima volta in verità) che “per mantenere il rapporto tra chi percepisce una pensione e chi lavora su livelli sostenibili è cruciale il numero di immigrati che lavoreranno nel nostro Paese”, aprendo così una nuova polemica con il Ministro leghista che non ha tardato a rispondere su twitter: “il Presidente dell’Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare di tantissimi italiani. Vive su Marte?” Pronta la nuova risposta di Boeri: “I dati sull’immigrazione sono incontrovertibili, vengono da Istat, Eurostat e organismi internazionali. In Italia c’è un problema, siamo attrezzati a gestire la longevità ma non siamo attrezzati a gestire il fatto che ci siano meno persone che entrano nel mercato del lavoro”.
Il tema delle pensioni scalda gli animi anche quando si parla di importi mensili percepiti: sono infatti oltre 5,5 milioni i pensionati che ricevono un assegno lordo sotto i mille euro al mese e che rappresentano il 40% dell’intera platea di pensionati (oltre 15milioni 477mila).
Per quasi 3,5 milioni invece il reddito pensionistico oscilla tra i 1000 e i 1500 euro, il 22,3% del totale. Il 18,1%, circa 2,8 mln, sono coloro che ottengono una pensione tra i 1500 ed i 1900 euro mentre il 10,8%, pari a 1,6 milioni, percepiscono assegni tra 2mila e 2.500 mentre in 875mila. Solo il 5,75, denuncia un reddito da pensione tra i 2.500 e i 2.900 euro. 1milione e 113 mila pensionati, infine, quelli che dichiarano un reddito pensionistico da 3mila euro e oltre.
Pronta, anche qui, immediatamente, la ricetta di Di Maio: “Tagliamo le pensioni d’oro e portiamo le minime a 780 euro”.