di V. Sor.
L’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno (Svimez), insieme al Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere, ha reso noti i risultati di un’indagine il cui titolo simboleggia il trend che attraversa il mondo delle imprese italiane del Centro e Sud Italia “La frammentazione del Centro: tra terza Italia e secondo Mezzogiorno”.
Lo studio riporta dati allarmanti sulle conseguenze economiche della pandemia nell’Italia centrale e meridionale. Un Centro Italia sempre più vicino al Sud nella gravità della situazione economica delle sue imprese. 17.500 sono le imprese del Centro a rischio di chiusura, mentre al Sud se ne contano 20.000 nella stessa condizione. Si tratta principalmente di imprese di servizi in crisi, con una percentuale doppia rispetto alle imprese manufatturiere (9%), con forti difficoltà a resistere ai contraccolpi del Covid.
La fragilità strutturale delle imprese a rischio chiusura dipenderebbe da una scarsa propensione all’innovazione e alla digitalizzazione: sono imprese che non hanno colto le sfide dell’innovazione di prodotto, di processo e organizzativa e che sono rimaste fuori dai processi di digitalizzazione e internazionalizzazione. Si muovono principalmente sul mercato nazionale, tralasciando l’export e questo fa sì che le previsioni di crescita siano negative per l’anno in corso. L’erosione dell’economia dell’Italia centrale è visibile anche dal calo del Pil pro-capite, che dal 2000 ha subito una forte discesa soprattutto in Toscana, nelle Marche e nell’Umbria.
Le valutazioni sono frutto di una ricerca congiunta SVIMEZ-Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere, condotta su un campione di 4mila imprese manifatturiere e dei servizi tra 5 e 499 addetti. Il 48% delle imprese italiane è fragile perché non innovative e non digitalizzate. Al Sud arrivano al 55%, per quasi il 50% al Centro. Le percentuali sono minori nel Nord Ovest e nel Nord Est (46% e 41%). Si tratta di numeri che propongono una “nuova questione del Centro”, con una situazione economica schiacciata dalla pandemia e molto vicina a quella del Mezzogiorno.
“Dall’indagine emerge, oltre a una differenziazione marcata tra Nord Est e Nord Ovest, anche la fragilità di un Centro che si schiaccia sempre più sui valori delle regioni del Sud – commenta il direttore Svimez, Luca Bianchi – I diversi impatti settoriali, con la particolare fragilità di alcuni comparti dei servizi, impongono, dopo la prima fase di ristori per tutti, una nuova fase di interventi di salvaguardia specifica dei settori in maggiore difficoltà, accompagnabili con specifiche iniziative per aumentare la digitalizzazione, l’innovazione e la capacità esportativa delle imprese del Centro-Sud”.