“Sei giorni. Tanto è durato un Rave-party non autorizzato, quindi illegale, con migliaia di giovani provenienti da tutta Europa. Un raduno delirante nella Tuscia, con musica assordante udibile a chilometri di distanza, che ha rotto il silenzio della campagna”. È quanto scrivono in una lettera aperta al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri e alla Segreteria Nazionale dell’Unione Sindacale Italiana Carabinieri, il segretario generale USIC Toscana, Espedito Longobardi, e il segretario generale USIC Lazio, Gianlorenzo Giagoni.
“Un altro silenzio in questo caso assordante e preoccupante, però, é quello che sentono i Carabinieri, provenienti maggiormente dalle Stazioni, impegnati in servizi di ordine pubblico proprio in occasione del gigantesco rave party che si è tenuto nella zona”.
“Il silenzio assordante è quello della linea gerarchica, perché i colleghi della linea territoriale vengono impiegati in ordine pubblico e inviati in servizio in uniforme ordinaria, senza comprenderne la logica, visto che sono equipaggiati di tuta per questo specifico servizio, ma non ricevono l’ordine di indossarla.
Indossare l’uniforme per l’ordine pubblico è la richiesta che viene da tutti i Carabinieri, che quotidianamente sono chiamati a svolgere quella tipologia di servizio, con relativa indennità specifica.
Non è un capriccio, ma la necessità di indossare una tenuta che abbia una vestibilità ed una attinenza ad uno specifico utilizzo, in quanto garantisce caratteristiche di sicurezza”.
“Dunque si mandano i colleghi a svolgere questo specifico servizio senza curarsi dei requisiti di sicurezza, senza dispositivi d’illuminazione artificiale, in zone buie, a fronteggiare personaggi poco inclini al rispetto delle leggi e delle istituzioni. Sicuramente si sarebbe potuta valutare meglio la dotazione di dispositivi sanitari, considerata la positività accertata di almeno uno dei partecipanti, e il tipo di servizio richiesto: l’identificazione dei partecipanti”.
“Abbiamo scelto la vita del Carabiniere e sappiamo che il rischio fa parte del mestiere, ne siamo consapevoli. Ma sappiamo anche che con i dovuti accorgimenti il rischio diminuisce. La tutela dei diritti del lavoratore, la primaria necessità di applicare tutti i dovuti protocolli per evitare gli incidenti sul lavoro, non è opzionale. Tutti siamo sostituibili e avvicendabili negli impieghi, ma tutti siamo insostituibili per i nostri familiari. Ognuno di noi è figlio, coniuge, genitore. Non possiamo tacere, accettando in silenzio questa situazione e sperando che non capiti proprio a noi. Non dimentichiamo i nostri colleghi Antonio Santarelli e Domenico Marino, il primo caduto in servizio e l’altro reso invalido proprio nell’espletamento di analogo servizio: controllare ed identificare i partecipanti al rave.
Per questi motivi, Signor Generale, a lei ci rivolgiamo, al suo ruolo di Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, custodi dei precetti normativi in uno Stato di diritto democratico, affinché vengano date chiare ed inequivocabili direttive durante l’adempimento dei servizi di ordine pubblico che valutino l’utilizzo di uniforme idonea e dispositivi per la sicurezza adeguati per la tipologia del servizio che si prevede. Noi siamo a disposizione per un confronto, così come, sicuramente, tutte le organizzazioni sindacali di comparto che saranno disponibili a partecipare”.