L’intervista di LabParlamento a Marco Bentivogli, segretario nazionale della FIM-Cisl
Cosa significa una manovra al 2,4% per un lavoratore?
Attendiamo che ci siano più elementi per un giudizio completo, ma se dovesse rimanere in linea con le anticipazioni sarà un problema. Le misure con cui si sforano i vincoli europei sono motivate da esigenze di spesa corrente e non per gli investimenti nel Paese d’Europa che cresce meno e che ha un gap di produttività. C’è una parte d’Italia che sta andando meglio rispetto al periodo di crisi ma rimane una parte che arranca: per questo il tema fondamentale da riportare nella manovra è quello dello sviluppo industriale, della crescita e del lavoro.
Il reddito di cittadinanza è una misura in grado di sopperire le difficoltà economiche che comporta una elevata disoccupazione giovanile?
C’è bisogno di qualcosa di diverso, degli attivatori sociali come il Reddito di inclusione che combatte la povertà ma attiva la persona. L’idea di sussidiare le nuove generazioni è pericolosa: abbiamo bisogno di vedere le nuove generazioni in campo e non in panchina, il tutto in un Paese dove permane un notevole disallineamento delle professionalità richieste dal lavoro rispetto quelle espresse dal sistema educativo. Forse bisognava lavorare più su questo.
Lei ha rappresentato una delle voci più critiche rispetto a questa nuova fase politica. Eppure molti settori sindacali, in primis la Cgil, hanno sposato il Governo del cambiamento…
In questo momento l’autonomia sindacale è di grandissima importanza. Non spetta certo al sindacato il ruolo di opposizione politica. Ciò che esprimo nei miei commenti è volto a mantenere al centro la questione del lavoro. Luciano Lama diceva che con 1 milione e 700 mila disoccupati bisogna sacrificare qualsiasi altro obiettivo sindacale alla lotta alla disoccupazione col lavoro. Oggi abbiamo 3,4 milioni di disoccupati per cui a me dispiace che ci siano dei dirigenti della Fiom e della Cgil a cui piace l’idea di sussidiare la disoccupazione. Certo, bisogna avere degli strumenti per combattere le nuove povertà ma se pensiamo al sud questo rischia di essere un incentivo al lavoro nero. Pensiamo che un metalmeccanico con 1.300 euro al mese finanzierà con le proprie tasse in molti casi una persona povera ma in altri un lavoratore in nero il quale, con le tasse di un dipendente, otterrà il reddito di cittadinanza. Una beffa. Sarebbe inaccettabile. Dire poi che il reddito di cittadinanza sarà una card con cui non sarà possibile acquistare certi beni altrimenti arriverà la Guardia di finanza è fare un proclama in un Paese in cui gli abusi scattano quando le norme sono scritte male.
Qual è il provvedimento che, da sindacalista, vorrebbe vedere all’interno della manovra?
Bisognerebbe dare continuità ad Industria 4.0 e al credito di imposta sulla formazione. Poi una revisione in veste duale del sistema formativo: il diritto alla formazione è, dopo quello alla salute, il più importante per i lavoratori. Dobbiamo passare allo sviluppo di professionalità: indirizzo, orientamento e riorganizzazione del sistema educativo per il lavoro.