L’effetto indotto del Reddito di cittadinanza sui centri per l’impiego e i “tutor”10 mila nuove assunzioni per farlo funzionare. Tempi stretti per il piano di ristrutturazione del mercato del lavoro
di LabParlamento
Misura di investimento o semplice sussidio economico? In attesa della pubblicazione ufficiale del decreto legge istitutivo del reddito di cittadinanza, una tra le misure più attese dall’opinione pubblica ha assunto nelle ultime ore contorni sempre più definiti, allargando così anche il dibattito sulle differenti implicazioni economiche insite nel provvedimento.
Quello che è stato definito, nel corso dell’evento di Roma del M5S dedicato al Reddito di cittadinanza, “una rivoluzione per il mondo del lavoro italiano”, avrà infatti degli effetti che potremmo chiamare impropriamente “indotti” sul mercato del lavoro, dal momento che l’erogazione del reddito di cittadinanza, che ricordiamo avrà la forma di un sussidio, verrà subordinata all’accettazione da parte del richiedente di “formarsi”, allo scopo di trovare quanto prima un impiego.
A ben guardare, ancora prima della sua entrata in vigore e piena operatività, il Reddito di cittadinanza – per gli amici il RdC – avrà quindi bisogno, per la sua attivazione, di una riforma strutturale che ha come punto di partenza proprio il riordino e il potenziamento del sistema dei Centri per l’impiego, con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro.
Tralasciando quindi, in questa sede, gli effetti diretti che l’introduzione del reddito di cittadinanza, a partire dal prossimo aprile, avrebbe in termini di moltiplicatore sulla spesa pubblica e sul Pil potenziale, ci soffermeremo sull’effetto-crescita del reddito di cittadinanza, con particolare riferimento alla creazione di nuove professioni e al rinnovo di quelle già esistenti.
Condizione necessaria – ma non sufficiente – alla stessa operatività del RdC è, come si è detto, il rilancio dei Centri per l’impiego, anello debole del mercato del lavoro italiano e destinatari di circa un miliardo l’anno – dei nove stanziati complessivamente per il RdC, per ciascuno degli anni 2019 e il 2020.
In particolare, tra le misure che avranno un impatto immediato sul contesto lavorativo italiano, ci sarà un piano di assunzioni straordinario – dagli attuali 8/9mila si dovrebbe arrivare ai circa 16/18mila dipendenti -, l’inserimento di nuove figure professionali (come psicologi, assistenti sociali, operatori del mercato del lavoro) e l’adeguamento tecnologico dei stessi Centri per l’impiego.
Saranno quindi questi Centri i luoghi fisici, individuati dal Governo, che recepiranno la dichiarazione di immediata disponibilità dei richiedenti e che si occuperanno della firma dei Patti per il lavoro – un patto di servizio personalizzato – o dei Patti per l’Inclusione Sociale – che includono, oltre agli interventi per l’accompagnamento all’inserimento lavorativo, gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà.
C’è poi un nuovo soggetto che, insieme ai Centri per l’impiego, svolgerà un ruolo chiave per l’inserimento – o il reinserimento – del beneficiario del Rdc nel mondo del lavoro: è la figura, di nuova istituzione, del “tutor” o “navigator” il cui compito sarà quello di fare assumere nel più breve tempo possibile il proprio assistito. Per far questo, il tutor affiancherà il beneficiario del reddito di cittadinanza, accompagnandolo ai Centri per l’impiego o nei centri di formazione, ed avrà la possibilità di comunicare anche con gli imprenditori locali per stipulare una sorta di patto tra lo stesso tutor e il datore di lavoro.
I tutor avranno quindi un ruolo di “guida” e si dovranno occupare della sorveglianza di coloro che accederanno alla misura di sostegno al reddito. Stando a quanto annunciato dallo stesso prof. Mimmo Parisi direttore del National Strategic Planning and Analysys Research Center dell’Università del Mississippi e designato quale prossimo direttore l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL), i navigator saranno strutture non solo fisiche ma anche virtuali e dovrebbero diventare operativi tra maggio e giugno di quest’anno.
Sebbene non si conoscono ancora i dettagli sui criteri per le loro assunzioni, i navigator da assumere e stabilizzare, dovrebbero essere circa diecimila: 4 mila dovrebbero essere assunti a tempo indeterminato e lavoreranno presso i Centri per l’impiego; gli altri 6mila lavoreranno invece per l’Anpal, agenzia statale per le politiche del lavoro.
La stessa Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro avrà infatti un ruolo di primo piano in questo processo di ristrutturazione del mercato: sarà infatti l’Anpal l’agenzia autorizzata alla spesa per la contrattualizzazione di nuove professionalità necessarie ad organizzare l’avvio del RdC, anche con il compito di seguire personalmente il beneficiario nella ricerca di lavoro, nella formazione e nel reinserimento professionale.
Per consentire l’attivazione e la gestione dei richiamati Patti per il lavoro e dei Patti per l’inclusione sociale, il Governo ha inoltre previsto la creazione di due piattaforme digitali dedicate al Rdc, una presso l’Anpal nell’ambito del Sistema informativo per il coordinamento dei centri per l’impiego, e l’altra presso il Ministero del lavoro nell’ambito del Sistema informativo unitario dei servizi sociali, per il coordinamento dei comuni, con l’obiettivo di condividere sia tra le amministrazioni centrali e i servizi territoriali sia, nell’ambito dei servizi territoriali, tra i centri per l’impiego e i servizi sociali, le relative informazioni.
Infine, oltre alle misure di rafforzamento dei Centri per l’impiego e dell’Anpal, che si tradurranno in nuove assunzioni, è lecito attendersi anche un potenziamento degli altri due canali aperti per le richieste del RdC e strettamente coinvolti nel processo di ristrutturazione: gli sportelli delle Poste e i Caf convenzionati con l’INPS.
Quello che è certo, è che se verrà rispettata la scadenza di aprile per l’inizio dell’erogazione ai beneficiari del RdC, il piano di assunzioni e di ristrutturazione dei centri per l’impiego dovrà procedere a tempi record per evitare l’effetto impasse legato ai 5 milioni di potenziali beneficiari, al di sotto della soglia di povertà.