Lunedì 20 tocca alla Camera dei Lord. Theresa May ha promesso di attivare l’Articolo 50 per fine marzo
di Mara Carro
Lunedì prossimo, 20 febbraio la Camera dei Lord, l’assemblea non elettiva del Parlamento britannico approverà il disegno di legge che porterà Londra fuori dall’Unione europea, dando compimento alla volontà dei cittadini britannici che il 23 giugno 2016 hanno votato a favore della Brexit. Lo scorso 8 febbraio, con 494 voti favorevoli e 122 contrari, era stata la volta della Camera dei Comuni.
Successivamente il Primo Ministro, Theresa May, potrà attivare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che prevede un meccanismo di recesso volontario e unilaterale di un paese dall’Ue.
Solo allora, probabilmente entro la fine di marzo, come la stessa May aveva annunciato lo scorso ottobre alla Conferenza annuale del Partito Conservatore, inizierà la fase più delicata di tutte, che potrebbe richiedere due anni: i negoziati con i 27 Stati membri e le istituzioni europee.
“Brexit significa Brexit” e sarà una “hard Brexit”, ha spiegato la May. E dunque: uscita dal mercato unico, ritiro dalla giurisdizione della Corte di giustizia dell’Unione europea, ripristino del controllo sull’immigrazione e recupero del controllo dei confini.
È difficile prevedere oggi come procederanno le trattative. Saranno negoziati costruttivi o si arriverà ad un accordo punitivo per impedire che altri Paesi seguano l’esempio britannico? Al momento tutte le opzioni sono ancora sul tavolo.