Nuove regole per un’effettiva concorrenza tra imprese in Europa. È questo, in estrema sintesi, l’obiettivo della Commissione europea che, da diverso tempo ormai, sta elaborando nuove norme per garantire una concreta e sana competizione tra aziende.
Le regole di concorrenza, le norme sugli appalti pubblici e gli strumenti di politica commerciale dell’Unione svolgono indiscutibilmente un ruolo importante nel garantire condizioni eque per le imprese del Vecchio continente.
Purtroppo, gli strumenti giuridici esistenti non possono essere applicati alle c.d. “sovvenzioni estere”, ovvero a quel sistema di contributi finanziari che molti stati al di fuori dall’Unione (tipicamente USA, Cina e Giappone) concedono ad imprese che svolgono attività nel continente europeo, cosa che consente a tali società di migliorare la propria posizione competitiva, comportamenti che però incidono negativamente sulla concorrenza nel mercato interno. Infatti, tipicamente, se tali sovvenzioni fossero concesse da Stati membri dell’UE e valutate in base alle norme dell’Unione in materia di aiuti di Stato, in molti casi tali sostegni risulterebbero illegali.
Lo scorso anno, la Corte dei conti europea ha rilevato come alcune sovvenzioni concesse dallo Stato cinese, se elargite da Stati membri dell’UE, sarebbero state considerate come aiuti di Stato, osservando pertanto che “questa differenza di trattamento può falsare la concorrenza nel mercato interno dell’UE“. In tale contesto le sovvenzioni estere possono assumere forme diverse, come prestiti a tasso zero, garanzie statali illimitate, esenzioni o riduzioni fiscali in relazione agli investimenti o al commercio estero o finanziamenti statali dedicati.
Di fronte a tale lacuna normativa la Commissione europea, lo scorso maggio, ha proposto un nuovo strumento legislativo per rimediare alle distorsioni causate nel mercato unico dalle sovvenzioni estere, una progetto di Regolamento europeo adesso all’attenzione del mercato. In questo scenario, qualche giorno fa, è intervenuto anche il Comitato economico e sociale europeo (CESE), approvando in seduta plenaria un parere, di cui il Prof. Maurizio Mensi, componente italiano dell’organismo in rappresentanza della CIU-Unionquadri, è stato relatore.
Il CESE, nel suo giudizio, condivide la scelta tecnica della Commissione così come i suoi obiettivi, ritenendo essenziale che l’UE e i suoi mercati rimangano aperti e competitivi. Tuttavia, proprio alla luce di tale elemento, il CESE ritiene che l’obiettivo di proteggere il mercato unico debba accompagnarsi a quello di disporre di uno strumento efficace che sia applicato in modo coerente in tutta l’UE, con i minori oneri possibili a carico delle imprese e dei vari attori del mercato.
Con riferimento, poi, all’attuale regime di controllo delle concentrazioni, il CESE ritiene opportuno che la Commissione chiarisca il suo rapporto con il nuovo regime previsto, onde evitare tempi e risultati disallineati fra loro, con la conseguenza di oneri considerevoli a carico delle imprese.
“L’iniziativa di un nuovo strumento giuridico per un comune piano di gioco appare ragguardevole, tenuto conto dell’esigenza condivisa di tutelare il mercato UE e i suoi attori, così da rafforzare concorrenza, autonomia strategica e indipendenza tecnologica contro i sussidi stranieri” ha commentato Gabriella Àncora, Presidente nazionale di CIU-Unionquadri, il sindacato maggiormente rappresentativo della categoria dei Quadri, presente oltre che nelle Istituzioni europee anche in Italia al CNEL. “Mi preme ringraziare il Prof. Maurizio Mensi, nostro rappresentante a Bruxelles, per aver approfondito in seno al CESE la problematica. Adesso servono linee guida e uno sportello informativo per le imprese, per assicurare trasparenza e regole applicate uniformemente” ha concluso Àncora.