Cybersecurity, copyright e privacy le nuove sfide del futuro. In una prospettiva sempre più europea ed internazionale
E’ tempo di bilanci per l’Agcom, chiamata a riferire, la scorsa settimana, a Montecitorio sull’attività svolta nel 2019: si tratta dell’ultima Relazione dell’era Cardani che conclude il settennato della sua Presidenza, prima dell’atteso cambio al vertice dell’Autorità.
Sette anni non facili, contrassegnati anche dalla forte crisi economica globale dal 2009 e che hanno coinciso con profondi cambiamenti tecnologici, oltre che di mercato, interessati dalla rivoluzione digitale. All’innovazione tecnologica si devono infatti i maggiori mutamenti del mercato della comunicazione degli ultimi anni, con i sempre più frequenti processi di convergenza di telecomunicazioni, informatica e media e i continui mutamenti nel comportamento dei consumatori.
Basti pensare alla ingente perdita di valore economico sofferto, nel complesso, dal settore delle comunicazioni (dai 61 miliardi nel 2012 ai 54 miliardi di euro del 2018) e in particolar modo delle telecomunicazioni, dove tra il 2011 e il 2018 si sono persi circa ¼ dei ricavi. O al calo esponenziale del valore della corrispondenza tradizionale nel settore postale, a tutto vantaggio dell’e-commerce e della consegna dei pacchi; o ancora, al declino dei ricavi pubblicitari, sia per la TV in chiaro sia della TV a pagamento, a fronte della crescita esponenziale degli introiti della pubblicità online (dai 1407 milioni circa del 2011 agli oltre 2700 milioni del 2018 (+93%).
Il Presidente dell’Agcom ha in particolar modo sottolineato la dimensione europea nel cui tracciato si è inserita sempre di più l’attività svolta dall’Autorità garante: un dato importante perché riflette il progressivo processo di armonizzazione a livello comunitario della regolamentazione nel settore delle comunicazioni, nell’ottica strategica della realizzazione di un effettivo mercato unico digitale, senza dimenticare le necessarie convergenze con l’attività portata avanti a livello nazionale da Governo e Parlamento. Proprio grazie a questo processo, sono state adottate importanti riforme che hanno un notevole impatto a livello nazionale, come, per citarne solo alcune, il Codice europeo per le comunicazioni elettroniche – da recepire entro il 2020 -, il Regolamento Digital Single Market sulla disciplina della neutralità della rete e del roaming mobile, la direttiva Copyright, la proposta di nuovo Regolamento europeo sulla e-privacy e quella sui servizi media audiovisivi.
Ma è sicuramente la cittadinanza digitale il tema che più di altri ha rappresentato il trait – d’union dell’attività svolta dall’Agcom negli ultimi sette anni, richiamata dal Presidente uscente come il vero obiettivo da perseguire nei confronti dei consumatori europei, in un’ottica di tutela dei diritti ad essa connessi nel nuovo contesto digitale.
Accanto alle più tradizionali attività di regolamentazione e vigilanza nel settore delle comunicazioni elettroniche, l’Autorità ha infatti orientato i propri interventi anche in base alle mutate esigenze degli utenti-consumatori, alle prese con le nuove sfide dell’e-privacy e della cybersecurity. Si capisce così il braccio di ferro tra l’Autorità garante e gli operatori della telefonia nella vicenda della cosiddetta fatturazione a 28 giorni per una maggiore trasparenza tariffaria o l’attenzione riservata dall’Agcom per il rispetto degli obblighi in materia di roaming internazionale.
L’analfebatizzazione e la carenza di competenze digitali rimangono le maggiori criticità da contrastare se si vuole evitare la manipolazione del consenso, favorito in maniera esponenziale dalla disponibilità dei Big Data. Questo lo sa bene l’Agcom, che ha auspicato, nel corso della presentazione della propria relazione, una crescita della consapevolezza affinché “ciascun individuo maturi la piena cognizione della propria identità digitale, ormai indissolubile dai tratti personali più abituali”.
Quel che è certo è che l’Agcom svolgerà nei prossimi anni un ruolo fondamentale per la regolamentazione di fenomeni nuovi e di interesse strategico per l’Italia, come l’affermazione dell’intelligenza artificiale, la disciplina da dare al 5G e all’internet delle cose. D’altra parte, il risultato dell’asta per il rilascio delle frequenze del 5G, conclusa positivamente, conferma, come ricordato dal Presidente Cardani, non solo l’interesse per questa tecnologia da parte degli operatori ma anche l’efficacia delle regole di assegnazione concepite dall’Autorità per la valorizzazione e l’efficienza nell’uso delle frequenze.
L’auspicio da parte dell’Agcom è che all’intervento ex post – giudicato insufficiente per la disciplina di tali fenomeni – venga affiancata un’azione preventiva ex ante capace di incidere, in maniera coordinata ed effettiva, sulla piena tutela degli interessi coinvolti, per rispondere alle sfide connesse con lo sviluppo dell’economia digitale e dei Big Data. Con un rafforzamento del ruolo della stessa Autorità nel quadro degli organismi e dei contesti internazionali.