ll segretario Pd alla Leopolda: “Guardiamo al futuro, orgogliosi di quanto fatto”. Eppure, a meno di assi nella manica, l’esito della partita per le Politiche sembra scontato
Ripartire con nuova linfa a un anno di distanza dal referendum costituzionale, e affrontare l’imminente campagna elettorale rivendicando senza indugi i risultati del recente passato. Questi, in sintesi, sono stati i principali messaggi dell’intervento di Matteo Renzi in conclusione dell’ottava edizione della Leopolda.
Dopo due giornate di dibattiti (strutturati nei consueti tavoli della kermesse fiorentina) sulle tematiche più rilevanti per il Paese, il segretario del Partito Democratico ha dato nei fatti il via alla marcia di avvicinamento alle Politiche di inizio 2018, accostando alcune novità comunicative ai pilastri della propria narrazione.
Difatti, se da un lato l’ex premier ha confermato le aperture al dialogo con le forze a sinistra del Pd, definendo più volte il suo partito come “una squadra”, dall’altro ha inviato nuovamente le minoranze a interrompere quello che a suo giudizio è un congresso permanente. “Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto e consapevoli che non cambiamo l’Italia se non cambiamo l’umore nel Partito Democratico” ha affermato Renzi, che per chiarire come scrivere il futuro senza rinnegare i mille giorni di governo ha preso ad esempio il bonus 80 euro, da estendere in futuro a ulteriori categorie (famiglie con figli in testa).
Quanto ai prossimi avversari nelle urne, il segretario dem ha puntato senza ambiguità sulle differenze “ontologiche” che separerebbero il Pd dal Movimento 5 Stelle e dal centrodestra. Cercando di contrastare il racconto mediatico delle ultime settimane, che vedrebbe la corsa per Palazzo Chigi limitata a Luigi Di Maio e Silvio Berlusconi, Matteo Renzi si è detto convinto che gli schieramenti concorrenti si contenderanno il secondo posto in termini di seggi in Parlamento, mettendo in evidenza l’improvvisazione dei pentastellati e i cattivi risultati dei governi berlusconiani.
Non poteva mancare, poi, una presa di posizione sul tema delle fake news online, in riferimento al quale l’ex premier ha annunciato che il Pd pubblicherà ogni 15 giorni una raccolta delle principali notizie false diffuse sul Web, escludendo un intervento legislativo in conclusione di Legislatura (al contrario, sul biotestamento si tenterà l’approvazione prima dello scioglimento delle Camere).
Tralasciando le affermazioni destinate a una platea di spettatori amici, continua a non essere chiara la strategia di Matteo Renzi in vista delle elezioni della prossima primavera (al di là dei proclami dei leader, molto probabilmente dal “Rosatellum 2.0” non scaturiranno maggioranze parlamentari). Se il segretario del Partito Democratico non intende rinunciare alla corsa per la premiership, mossa che faciliterebbe la ricostruzione del centrosinistra e riavvicinerebbe ai dem una parte rilevante di elettori delusi, è lecito attendersi che disponga di una serie di carte in grado di rovesciare l’esito di una partita che, a oggi, appare scontata. A meno che l’appuntamento con le urne non assuma ai suoi occhi il valore di una resa dei conti finale…