LabParlamento a colloquio con Maria Chiara Carrozza, docente di Biorobotica e deputata: l’Italia potrebbe essere Paese pilota. Ma ci vuole la guida del Governo
di Simona Corcos
Innovazione tecnologica, nuove professioni, formazione, cultura digitale: sono soltanto alcuni dei settori sui quali si gioca la sfida sul futuro. Ma non solo. La scelta di impegnarsi e di investire oggi risorse, può rivelarsi decisiva anche ai fini della competizione nazionale nel mondo globale. Con effetti strategici importanti su crescita e sviluppo. LabParlamento ne ha parlato con l’on. Maria Chiara Carrozza, docente di Biorobotica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, già Ministro dell’Istruzione e deputata del Pd.
A che punto siamo con l’affermarsi di una cultura digitale in Italia dopo tante promesse e alcuni interventi concreti? Pensiamo alla scuola ma anche al mondo del lavoro e delle imprese… senza dimenticare l’informazione.
“La cultura digitale si sta affermando progressivamente soprattutto nella popolazione giovanile, ma credo che vi sia anche un problema generazionale. Spesso gli insegnanti e i professori sono ancora primitivi nell’uso del digitale e si trovano in difficoltà a causa del digital divide, bisogna investire anche nel metodo di insegnamento e trasmissione del sapere, la cultura digitale lo sta rivoluzionando. Non possiamo eludere il problema dell’aggiornamento delle scuole e delle infrastrutture per rendere accessibile la tecnologia e la cultura digitale a tutti gli studenti con pari opportunità”.
Con il crescere dello spazio occupato dalla robotica l’economia globale vivrà una rivoluzione alimentata dall’intelligenza artificiale e una capacità di apprendimento delle macchine tale da poter avere effetti sulla forza lavoro equiparabili alle precedenti rivoluzioni che l’hanno preceduta. Come si trasformerà il mercato del lavoro in Italia?
“Ancora non sappiamo come si trasformerà, ma siamo certi che la quarta rivoluzione industriale cambierà il rapporto fra capitale e lavoro, e fra investimenti e produttività. Tutta la società sarà inesorabilmente influenzata dall’ingresso delle macchine intelligenti in cooperazione o in simbiosi con le persone nella vita di tutti i giorni. Forse anche i tempi di vita e lavoro cambieranno. Dobbiamo studiare, discuterne e prepararci investendo in formazione”.
Come valuta una tassa sui robot? Quale impatto avrebbe sull’innovazione tecnologica delle aziende italiane, occupazione e stili di vita?
“Sono nettamente contraria a soluzioni drastiche e approssimative come la tassa sui robot, che possono solo dare un messaggio negativo e autolesionistico. L’Italia fabbrica ed esporta robot e automazione industriale e noi vogliamo davvero porre un fardello sulle nostre imprese e quindi sulla nostra forza lavoro?”
Quali dovrebbero essere le misure del Governo per sviluppare un sostegno integrato e sostenibile alla transizione verso Industria 4.0 lato formazione?
“Prima di tutto il governo deve assicurare una strategia unitaria e interministeriale sul tema di Industria 4.0, con un approccio globale e interdisciplinare. Per esempio Industria 4.0 deve includere anche l’industria biomedica e il tema della salute, e non può essere soltanto connessa alla produzione di meccatronica, automazione e robotica. Le tecnologie abilitanti del futuro sono frutto di investimenti in ricerca fondamentale, e includono i nuovi materiali, la genetica, la bioingegneria, e molto altro, sarebbe un errore affrontare questi cambiamenti con strumenti antiquati e inadeguati. Sarebbe il tempo di avere anche in Italia un’Agenzia della Ricerca e Innovazione che investa in un Piano Nazionale della Ricerca.”
Un generale ripensamento dell’industria del futuro in versione “research factory” distribuita, dove manifattura e ricerca si uniscono: come raggiungere quest’obiettivo?
“Si tratta di riorganizzare la ricerca, valorizzare la proprietà intellettuale e lavorare tutti insieme, e non a comparti stagni. Io immagino una Agenzia della Ricerca e Innovazione che permetta di definire un programma proposto dal governo e approvato in Parlamento, per valorizzare i nostri talenti che sia nel campo della ricerca e formazione, che in quello della impresa sono molto forti in Italia. Inoltre questi temi, come quello per esempio dei veicoli a guida autonoma, sono un cavallo di Troia per favorire l’ingresso delle macchine nella società, e quindi attraversano varie problematiche etiche, giuridiche, sociali. C’è bisogno di tutti i saperi per affrontarle. L’Italia potrebbe essere un paese pilota e anticipare soluzioni innovative. Ma ci vuole la guida del governo.”