In attesa dell’approvazione del Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, all’interno del quale la materia troverà una regolamentazione puntuale e uniforme su tutto il territorio del Vecchio continente, è l’Italia la prima nazione a dire no al riconoscimento facciale, per mezzo di una specifica previsione contenuta nel Decreto legge n. 139/2021, c.d. “Capienze”, convertito in legge lo scorso 1 dicembre.
Stop, dunque, all’impego di apparecchiatura di videosorveglianza con riconoscimento facciale in luoghi pubblici sino all’entrata in vigore della nuova disciplina europea sul trattamento dei dati biometrici, e comunque fino al 31 dicembre 2023.
In particolare i commi da 9 a 12 dell’art. 9 del decreto in parola prevedono una sospensione dell’installazione e utilizzazione di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale da parte di autorità pubbliche o soggetti privati anche attraverso l’erogazione di sanzioni amministrative pecuniarie: «l’installazione e l’utilizzazione di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale operanti attraverso l’uso dei dati biometrici di cui all’articolo 4, numero 14), del citato regolamento (UE) 2016/679 in luoghi pubblici o aperti al pubblico, da parte delle autorità pubbliche o di soggetti privati, sono sospese fino all’entrata in vigore di una disciplina legislativa della materia e comunque non oltre il 31 dicembre 2023».
La norma continua con «Salvo che il fatto costituisca reato, si applicano le sanzioni amministrative pecuniarie stabilite dall’articolo 166, comma 1, del codice di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, e dall’articolo 42, comma 1, del decreto legislativo 18 maggio 2018, n. 51, in base al rispettivo ambito di applicazione».
Il riconoscimento facciale potrà comunque essere impiegato per fini di pubblica sicurezza, come prevenire e reprimere i reati o per l’esecuzione delle pene. «Davanti a certi rischi nulla sarà mai abbastanza ma il principio ora è più chiaro di prima. Il fine non giustifica i mezzi e non tutto quello che è tecnologicamente possibile è anche democraticamente sostenibile. Le eccezioni al divieto confermano la regola» ha dichiarato al Sole 24 Ore Guido Scorza, componente del Garante privacy.
Il cancello, una volta tanto, è stato chiuso prima che i buoi scappassero. Ed è questo il primo passo per limitare una società tecnologica che sino adesso ci ha abituato soltanto ad abusi e arbitrii.