Disco verde dal Garante per la protezione dei dati personali allo schema di decreto legislativo concernente la riforma del processo penale promosso dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, provvedimento giunto a conclusione sul fil di rasoio prima del cambio della guardia a Palazzo Chigi. Con questo ultimo tassello, adesso, la strada è tutta in discesa.
La riforma è in discussione dal marzo 2020. Presentato dal Governo Conte II, i lavori si sono protratti sino all’insediamento del Governo Draghi, il quale nel marzo 2021 ha disposto una Commissione di studio per elaborare alcune proposte di riforma su tale materia (c.d. Commissione Lattanzi).
Nelle pieghe del parere, però, l’arbitro di Piazza Venezia ha suggerito maggiori garanzie per i dati degli imputati, degli indagati e di tutte le altre persone coinvolte nei procedimenti penali, con la raccomandazione di adottare ulteriori tutele nel trattamento di dati particolarmente delicati, come quelli giudiziari.
L’Autorità guidata da Pasquale Stanzione, infatti, ha ritenuto opportuno sottolineare la necessità di rafforzare la sicurezza e l’affidabilità dei collegamenti telematici previsti per la partecipazione a distanza alle udienze o alla formazione degli atti giudiziari, così come particolare attenzione dovrà essere posta sulle forme di notificazione di atti mediante pubblici annunci su Internet, sottraendole all’indicizzazione da parte dei motori di ricerca e precisando il termine massimo di permanenza online.
Proprio in tema di indicizzazione e conseguente diritto all’oblio, l’Autorità ha proposto di introdurre tutele più incisive per le persone destinatarie di provvedimenti di archiviazione o proscioglimento, definendo due nuove forme di oblio, peraltro in linea con il principio costituzionale della presunzione di innocenza.
Una prima forma di “oblio” dovrebbe garantire la deindicizzazione preventiva dei provvedimenti giudiziari in modo da sottrarre il nome di indagati e imputati alle ricerche condotte tramite motori generalisti; una seconda forma dovrebbe intervenire, invece, nella fase successiva consentendo ai soggetti coinvolti di richiedere la sottrazione all’indicizzazione, ex post, dei propri dati contenuti nel provvedimento. Sarà più difficile per i motori di ricerca, dunque, rintracciare imputati, colpevoli e chiunque sia coinvolto in attività giudiziarie. O sarebbe meglio dire “forse”.